Discussione:
Il Corvo (1943)
(troppo vecchio per rispondere)
Moritz Benedikt
2007-08-24 16:23:47 UTC
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(there'll be SPOILERS - be careful)



Nel 1943 Henri-Georges Clouzot dirige il film 'Le Corbeau' (Il Corvo),
ispirandosi ad un fatto vero accaduto in una piccola città francese negli
anni '20. Ma siamo durante l'occupazione tedesca della Francia, il film è
prodotto dalla Continental, casa di produzione legata alla Germania e può
essere letto come una descrizione del degrado morale francese (la storia
secondo cui Goebbels apprezzò il film e lo distribuì in Germania proprio per
mostrare il carattere francese pare sia falsa: le autorità tedesche in
Francia lo ritirarono dopo tre settimane di programmazione) e perciò, dopo
la liberazione, Clouzot ed i protagonisti del film vennero accusati di
collaborazionismo e non poterono lavorare per alcuni anni, malgrado
l'intervento in loro favore degli intellettuali francesi, Sartre e Camus in
testa.
Il motivo della condanna concorde di destra e sinistra può essere stato un
altro: la trama del film si basa sull'effetto di una serie di lettere
anonime sulla vita di una città di provincia. All'epoca i regimi autoritari,
compreso ovviamente quello nazista, facevano largo uso delle denunce anonime
ma, apparentemente, ne' in Germania, ne' in Italia, ne' in Urss, ne' altrove
capitò nulla di simile all'esplosione di denunce della Francia di Vichy: nei
4 anni dell'Occupazione le autorità ricevettero 4 milioni di lettere. La
sconfitta aveva scatenato una resa dei conti di tutti contro tutti, con la
Gestapo impiegata per regolare i conti della Terza Repubblica. Le scrivanie
degli occupanti erano invase da un fiume di denunce. Il film di Clouzot si
riferiva ad una realtà ufficialmente negata ma nota a tutti. Il film non
contiene ovviamente riferimenti d'attualità diretti e si svolge in una
Francia 'normale', pre-1940, ma l'ingombrante presenza clericale (la scena
del funerale, la predica in chiesa) sembra un riferimento diretto al regime
di Vichy.

Il Corvo è uno di quei film che ci schiacciano e deprimono: come con i
romanzi di Simenon, non ci lasciano dubbi che l'umanità sia proprio così,
brutta e condannata. Se solo ci fosse una nota sbagliata, un effetto
malriuscito, un attore fuori parte: no, non ci sono. Siamo costretti ad
accettare che le cose stanno proprio così.
La storia: in una piccola città cominciano a circolare lettere anonime,
firmate da 'Il Corvo', che denunciano le malefatte di tutti. In particolare
però del dottor Germaine, il discretamente bacato 'eroe positivo' del film,
accusato di praticare aborti e di essere l'amante di Laura, la moglie del
suo collega, l'anziano professor Vorzet. Germaine ha anche una storia con
Denise, la moglie insoddisfatta del suo padrone di casa. I sospetti si
concentrano su Marie, infermiera e sorella di Laura, che a malapena sfugge
al linciaggio. Un giovane malato, cui Marie negava la morfina per passarla a
Vorzet, si uccide dopo aver ricevuto una lettera; anche una bambina tenta il
suicidio dopo che sua madre fugge. Alla fine il colpevole si rivelerà essere
Vorzet, che per tutto il film era stato la voce della ragione: riuscirà ad
accusare la moglie e a mandarla in manicomio prima di essere ucciso dalla
madre del giovane suicida che, unica, ha identificato in lui il Corvo
(benchè anche Germaine alla fine se ne fosse accorto). Germaine e Denise
sopravvivono, lei incinta di lui - quanto di più vicino a un lieto fine si
potesse sperare.

Cosa vediamo? Vediamo un mondo di uomini e donne di mezza età troppo
vestiti: c'è il sole, sembra essere estate, ma tutti sono vestiti da
autunno. Non ci sono giovani; la piccola borghesia sembra l'unica classe
sociale in circolazione, con solo qualche figura di autorità screditata non
appena apre bocca. Vi sono solo due primi piani in tutto il film: è il campo
lungo a predominare, ancor più che il piano americano, una sensazione cui in
realtà non siamo abituati. Il bianco e nero si risolve in una vasta gamma di
grigi. Gran parte del film si svolge all'aperto ma la sensazione è di
chiuso. Il Corvo è un tipico film chiuso, in cui nessuno può sfuggire al suo
destino una volta messo in moto il meccanismo: da questo punto di vista
potremmo classificarlo nel genere noir, se non fosse che non vi è alcuna
traccia di glamour nella storia come nei personaggi. La donna fatale,
Denise, è zoppa e di una bellezza troppo piena, troppo matura. Si sente la
mancanza di un colpo di pistola liberatorio: le uniche due morti avvengono
per mezzo dello stesso rasoio.
Germaine, l'eroe, non pratica aborti: anni prima un ginecologo famoso aveva
insistito a voler far nascere suo figlio ed aveva ucciso sia sua moglie che
il bambino: da allora Germaine, nei casi dubbi sceglie sempre la vita della
madre. In compenso sì, rende cornuti sia il professore che il padrone di
casa ed è un po' poco dire che il primo è vecchio ed il secondo poco
attraente. Vorzet gli dice giustamente che, se potesse, non rinuncerebbe
nemmeno alla piccola e già perversa Rolande che arriva ad un passo
dall'offrirglisi.
Un dialogo fondamentale, a un certo punto, sembra volerci dare il messaggio
del film. Vorzet e Germaine parlano fra loro di notte, nell'aula della
scuola dove Vorzet ha diretto un test calligrafico che ha portato i sospetti
di Germaine su Denise. Vorzet fa ondeggiare una lampada fra loro:
l'alternanza di buio e luce è la legge fondamentale, nessuno può dirsi buono
o cattivo in tutto. Germaine lo nega, il bene può essere distinto dal male e
cerca di fermare la lampada ma si brucia: Vorzet considera la cosa una
conferma della sua tesi. A quel punto del film Germaine si è dimostrtato un
personaggio moralmente ambiguo mentre Vorzet si è fino ad allora dimostrato
la voce del buon senso e del realismo.
Ma alla fine del film la morale è rappresentata dall'assassinio di Vorzet da
parte della madre del giovane morto: una vendetta tutt'altro che ambigua,
quella vendetta che Germaine, malgrado le sue parole, non era stato in grado
di compiere, soggiogato dalla personalità del vecchio e dal senso di colpa
per averlo cornificato. Da questo punto di vista la morale del film non è
rinunciataria e spiega anche lo scarso entusiasmo delle autorità francesi e
tedeschi (e mette in cattiva luce la successiva condanna di Clouzot).

Clouzot è stato spesso paragonato a Hitchcock, per questo come per altri
film ed il paragone ci sta. A Clouzot mancano quasi del tutto i tocchi
leggeri presenti in quasi tutti i film di Hitchcock, inoltre può permettersi
di indicare e mostrare i fatti molto più direttamente del maestro inglese,
in linea con la tradizione francese: in un film americano o inglese del
tempo non si sarebbe potuto parlare direttamente, come si fa qui, di aborti,
di droga e sessualità minorile. Del resto questa maggiore chiarezza rende il
film più difficile da sopportare: per quanti coscienti della tecnica
magistrale di Clouzot non possiamo rifugiarci, come con Hitchcock,
nell'ammirazione della tecnica e dell'inganno nei confronti del pubblico:
tutto è maledettamente serio, non si gioca. Nell'Agente Segreto la morte del
bambino è uno schock per modo di dire: è soprattutto un pezzo di bravura.
Nel Corvo il tentativo di suicidio della bambina fallisce ma è angosciante
oltre ogni dire.

Il meccanismo del plot gira attorno alle lettere, perciò a un certo punto è
naturale che compaia l'ufficio postale con i suoi postini e sono proprio le
loro uniforme a fornire un raggio di sole metafisico, un'idea che il mondo
possa essere diverso o almeno possa essere legittiamamente visto da un altro
lato.
Sette anni dopo il mondo è uguale ma completamente diverso: l'uniforme da
postino di Jacques Tati attraversa in lungo e in largo un paese francese
durante un giorno di festa. C'è il sole ed è estate a tutti gli effetti.
Pochi anni prima c'erano i tedeschi e le lettere anonime: ora tutto è
rientrato nella normalità, una normalità mediocre, ipocrita e solare. Pure
Clouzot è tornato a fare film (benchè l'esperienza non l'abbia certo reso
più ottimista sulle virtù umane).
Con tutta l'ammirazione che provo per film come il Corvo mi sembra che
offrano un solo lato dell'esperienza umana, un lato purtroppo ben vero.
Oltretutto non c'è nessuna fascinazione per il Male Assoluto
neo-hollywoodiana: il Corvo non glamourizza un bel niente. Ma, allo stesso
tempo, a parte il gesto della vecchia madre, nulla lascia pensare che, in
quella stessa Francia in crisi di nervi, fosse in atto una resistenza agli
invasori e che molti vi morissero. la vasta zona grigia non escludeva
margini bianchi e neri.

Quanto è attuale il Corvo? Stilisticamente appartiene a un mondo che ci è
estraneo: il bianco e nero, che fa sembrare tutto più vero e significativo;
le inquadrature curate, con gli attori perfettamente collocati nello spazio;
il ritmo deliberato ma non frenetico, sia nello sviluppo della storia che
nel montaggio; gli attori che recitano, visibilmente e deliberatamente,
senza nulla della falsità strisciante post-Actor's Studio. Non so se quanti
hanno apprezzato il Corvo del 1994 sarebbero in grado di tollerare quello
del 1943.
L'attualità del film sta proprio nel meccanismo del plot: oggi l'anonimato,
grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, sta vivendo una nuova, grande
stagione. Il simpatico e saggio professor Vorzet vuole purificare la città
ma è spinto solo dalla frustrazione sessuale e può affabilmente teorizzare
su quanto l'anonimato possa stravolgere il carattere delle persone, un
fenomeno che oggi possiamo osservare ogni volta che ci colleghiamo a
Internet.

Moritz Benedikt

'Vivien Merchant plays a rather misterious mute. My guess is that after she
had read the script she simply refused to speak her lines' - Pauline Kael on
'Alfred the Great'




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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
susanna
2007-08-24 16:41:38 UTC
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Moritz Benedikt ha scritto


:: (there'll be SPOILERS - be careful)

Anche qui.


Francia, tra le due guerre.
Una cittadina di provincia è invasa dalle lettere anonime del Corvo, che
diffama principalmente il dottor Germain. Questi, attratto dalla bella
moglie del decano medico Vorzet e conteso dalla zoppa Denise, cerca invano
di difendere la propria reputazione dall’accusa di procurare aborti per
danaro. Intanto le infamie del Corvo provocano il suicidio di un malato dell’ospedale
e si abbattono su tutto il paese che, per porre fine alle tragedie, fa
arrestare una infermiera corrotta. Ma le lettere s’infittiscono, lo scandalo
dilaga mentre Germain svela di essere un luminare della chirurgia che si è
ritirato in provincia dopo la morte, di parto, della moglie e della figlia.
Il sospetto e la delazione coinvolgono anche Denise, che nel frattempo si è
dichiarata a Germain e proprio Germain, nel tentativo di difendere la moglie
del decano anch’essa accusata, scopre la verità: il Corvo è il vecchio
dottore, ossessionato dalla gelosia. L’anziana madre del malato suicida,
però, consumerà la vendetta prima dell’intervento della polizia.

E’ con questo film che Clouzot impone il suo cinema e, contemporaneamente,
segna la sua carriera per le note vicende della collaborazione con la casa
di produzione Continental.
Ne Il corvo vengono esposte sia la misura stilistico espressiva, sia le
tematiche che rimarranno, per buona parte, il segno del cinema di questo
regista.
Come per il film precedente, è necessario analizzare la sequenza d’apertura
e i blocchi iniziali della pellicola. In questo modo Clouzot premette le
linee fondamentali del racconto e i relativi sottotesti in modo così
sistematico che, in alcuni casi, sconfina nel cerebralismo.
Dopo il cartello esplicativo (“In una cittadina. Qui o altrove” ), ancora
una volta un carrello laterale, a partire da una inquadratura fissa del
torrione che domina il paese, poi a scendere sull’abitato di Saint-Robin,
quindi nel cimitero. Stacco su una ripresa in piano sequenza dall’interno
del cimitero, panoramica verticale, carrello laterale lungo il colonnato,
panoramica verticale sul cancello di ferro che si apre con cigolio.
Inquadratura finale sul campanile della chiesa.
Come ne L’assassino abita al 21, il film si apre con una ‘apertura’, là per
una entrata, qui per una uscita. Ma in questo caso il regista non rilassa la
narrazione, insiste con una scena forte priva di qualsiasi alleggerimento.
Da una cascina di campagna esce un uomo con le mani e le braccia
insanguinate, il regista zoomma su di esse mentre l’uomo si risciaqua. Alla
vecchietta che gli riporta la giacca, confessa di aver salvato la
partoriente, mentre l’anziana nonna lo accusa di aver procurato l’aborto del
nipotino. La scena si conclude con il cartello stradale che indica
Saint-Robin.
Ora l’effetto è completo e senza eccipienti: Clouzot fa sul serio, il cotè
brillante è completamente abolito, lo spettatore è già in ansia, l’ambiguità
è già postulata.
Ancora, Clouzot illustra gli ambienti chiave dell’intrigo, con due
inquadrature dall’alto, in campo lungo e ancora su cancelli che si aprono
per far uscire (la scuola) e per far entrare (l’ospedale).
Chiesa, scuola, ospedale, le aree che saranno bersagliate da una invettiva
antiborghese di una violenza che sessant’anni di cinema non hanno scalfito
di un millimetro (In un dialogo centrale tra Denise e il dottor Germain,
quando questi invita la ragazza a esprimere un giudizio su di lui (“Un
cretino?”), ella lo compatisce con “No, un borghese”.).

Il film appare completamente condensato, le aree di raccordo sono rarissime,
gli intermezzi sono contati, i personaggi numerosissimi per una storia che
coinvolge letteralmente (in ogni senso) tutto il paese. C’è posto per tutti,
e ognuno ha una parte: il primario dell’ospedale, l’economo, l’infermiera
(rieccola), il decano medico, il procuratore, il sindaco, il sacerdote, il
bidello istitutore monco, sua figlia tredicenne, la moglie del decano, la
sorella zoppa del bidello, il malato di cancro, la madre del malato, il
sottoquestore, il direttore delle poste, l’ex paziente.
La coralità della sceneggiatura è già un piccolo capolavoro. Clouzot manovra
la detection gialla facendo avanzare tutti i personaggi dentro la storia
senza dimenticare mai nessuno, intrecciando le vicende ai già intrecciati
rapporti narrativi tra i personaggi. Sovraccarico anche di dialoghi, il
regista si preoccupa solo di inserire humor nero o ironia al vetriolo per
mantenere un certo equilibrio tra le scene forti che si susseguono regolari
fino al finale fulminante.
Si comincia con il malato all’ospedale. L’anziana madre gli dona un rasoio
nuovo e lui, per bella posta, e, naturalmente, in dettaglio, lo prova sull’unghia
di un dito. Germain scopre per caso la deformità di Denise, e Clouzot
insiste sulle gambe asimmetriche della ragazza fino a zoomare sulle sue
scarpe ortopediche. Poco oltre il dottore cercando una lettera
compromettente, si rivolge a una bambina che gli mente come un adulto,
sollevando poi il grembiulino per leggersi la lettera in pace. Il malato del
tredici, quindi, avvisato della gravità del suo stato da una lettera
meschina, si sgozza con ‘quel’ rasoio. Durante la processione funebre una
lettera del corvo cala da una corona di fiori e il corteo, ripreso in
soggettiva (da terra), si apre man mano avanza su di essa. Poco dopo,
durante l’orazione funebre del sottoquestore, una serie di inquadrature
inclinate creano una progressione di colpevolezza per l’infermiera, che si
darà alla fuga . L’infermiera assediata nella sua abitazione che si inquadra
nello specchio deformante. La calata della lettera dalle navate della
cattedrale. La scena della lampadina oscillante sulla dissertazione
filosofica del decano medico. Quindi, la scena finale.

Tutte queste parti forti sfoggiano grossi elementi espressivi, movimenti di
macchina, piani e significati. Per tutto il film la fotografia spinge
continuamente su toni espressionisti, talvolta anche eccessivi. Si pensi
alla sequenza del commiato di Vorzet (il decano medico) sulle scale: un’ombra
parlante prende quasi tutto il quadro. Così come l’ingresso in chiesa di
Denise viene ottenuto facendo avanzare la sua ombra sul pavimento. O si
pensi all’onnipresenza di specchi che duplicano le figure o le deformano,
come nella scena dell’infermiera assediata. Ma la sequenza della lampadina
rimane un esempio di cinema puro che impressiona. In questo caso la forma
dell’espressione combacia con il discorso fino a fondersi, laddove la stessa
lampada fotografa il set e conferma direttamente le tesi del vecchio medico
allorquando Germain tenta di fermarla. L’ambivalenza del bene e del male che
copre la vita in maniera continua e equivalente, così come la luce e l’ombra
coprono la scena vicendevolmente; e l’impossibilità di mutare questa
condizione, così come tentare di bloccare la lampada si rivela inutile:
Germain, infatti, si scotta nel tentativo.
Siamo nel 1943, ma Clouzot interpreta la profondità di campo in modo del
tutto originale e innovativo. Quando la piccola Roland apre la porta e
invita Germain verso Vorzet - che è in campo lungo, Clouzot mette a fuoco il
Il protagonista (in primo piano), fuori fuoco la ragazzina (campo medio) e a
fuoco Vorzet (sullo sfondo).
Abilissimo sul piano della composizione, l’inquadratura migliore la riserva
a Denise, incorniciata tra le volute di ferro della spalliera del letto
mentre si confida con Rolande.
Tutta la scena della processione funebre, senza un dialogo, è una prova
muscolare di montaggio e decor, addirittura con un falso salto di campo a
ottenere estraneazione e disorientamento.
La sagoma dell’anziana madre vendicatrice che appare da dietro una parete
nell’ultima scena rimane nell’immaginario francese così tanto da
condizionare la rappresentazione del Belfagor di Juliette Greco negli anni ’60
. I veli dell’anziana madre, infatti, si aggirano dentro la pellicola come
pura presenza spettrale, sempre distaccata e separata dalla scena, come
durante il funerale, l’orazione, la sequenza conclusiva, in cui si allontana
in campo lungo.

La compagnia d’attori è un altro segno dalla parte del film. Se Pierre
Fresnais, nel ruolo di Germain, appare fin troppo compreso in parte,
azzimato e irrigidito, non è condivisibile la critica di Pietro Bianchi a
Ginette Leclerc . La sua Denise, dai cambi d’abito allo struggente
primissimo piano che Clouzot gli dedica, risulta una delle figure più
convincenti della storia, così come lei stessa ammetterà . Invero, ella
riesce a descrivere l’evoluzione del personaggio che, raramente in Clouzot,
giunge a concludere da eroina drammatica l’intera vicenda.
Vera e propria maschera murnauiana, alla Max Schreck, Helena Manson nella
parte dell’infermiera Marie Corbin, riempie lo schermo con le linee sghembe
del suo volto e l’ambiguità del suo agire, deformandosi di volta in volta
per accentuarne un cinismo che rimarrà, di fatto, solo esteriore.
Quindi Sylvie - Louise Sylvie o Madame Sylvie, come amava farsi chiamare ,
nei panni dell’anziana madre, che calibra le scene in cui ha il volto alla
luce (compresi due occhi bianchi che inchiodano Germain), con le scene in
cui, curva e immersa nel velo nero, incarna l’ineluttabilità della morte.
Meno incisivi i rimanenti, compreso Pierre Larquey (Vorzet) che trastulla
troppo il suo personaggio.
Notevoli, come sempre, i personaggi minori come la piccola e intrigante
Rolande o il bidello della scuola, fratello di Denise (Noël Roquevert), che
qui ritroviamo monco laddove ne L’assassino abita al 21 era zoppo.

Verò è che il cinema di Clouzot, in questa prova, comincia a dimostrare
oltrechè a denotare. Clouzot taglia corto e non lascia dubbi: è la cultura
borghese, la mediocrità e l’ipocrisia media che vengono messi al centro di
una narrazione che comprende in modo esplicito l’habitat materiale in cui
personaggi e cose vivono. Non è più il meccanismo del giallo a sostenere la
narrazione, ora è l’ambiente umano che giustifica l’intrigo e ne è causa
naturale. Naturalmente la foga furiosa del regista non ha alcuna
connotazione di classe. E’ la visione aristocratica di un disilluso, che si
rifugia in una specie di determinismo sociale che aggredisce in ugual misura
ogni individuo integrato in società: più il ruolo è definito, più il
disprezzo cinematografico di Clouzot si esprime. I due estremi, Vorzet e
Germain, intellettuali, sono altrettanto aridi, almeno fintanto che Germain
non riesce a render manifesto il suo odio privato nei confronti del ruolo
che lui stesso ricopriva prima dell’autoesilio. Lo sfogo di fronte ai
notabili del paese e’ un atto di accusa diretto, e servirà al protagonista
per invertire i propri sentimenti e sbloccare la sua condizione nei
confronti di Denise.
Come pure Denise, nel momento in cui si libera del complesso della tara
fisica nell’incontro con Germain, riconosce la sua umanità e ribalta la sua
vita. Ruolo sociale e costrizione naturale sullo stesso piano, come
limitazioni e gabbia di mediocrità.
La persistente instabilità del cinema di Clouzot coinvolge, ora, anche le
fasce naturali d’età, non risparmiando bambini e vecchi, infrangendo un
solido tabù del cinema. Infanzia, adolescenza e vecchiaia vengono sbattute
nel gioco senza reverenze, con le medesime ambiguità riservate ai
protagonisti. Rolande e Annette (la piccola della lettera, poi potenziale
suicida lei stessa) sono al centro di meccanismi adulti, pur conservando,
nel complesso, la loro naturale dimensione d’innocenza. Il vecchio Vorzet
regredisce a follia lucida proprio in quanto anziano impotente per la
società, così come la nonna d’apertura non concede credito a Germain sulla
base del bigottismo clerical-popolaresco della maldicenza di paese.




susanna
Moritz Benedikt
2007-08-24 16:48:23 UTC
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Post by susanna
Moritz Benedikt ha scritto
:: (there'll be SPOILERS - be careful)
Anche qui.
Eh, così non vale!
Tutti i miei limiti appaiono in piena luce!


Moritz Benedikt

'Being interested in good movies doesn't preclude enjoying many kinds of
crummy movies' - Pauline Kael

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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
susanna
2007-08-24 17:06:57 UTC
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Moritz Benedikt ha scritto

:: Eh, così non vale!
:: Tutti i miei limiti appaiono in piena luce!
::

Per piacere.
Io, Moritz, questo film l'avro' visto almeno 6 volte. La prima volta nel
1973. L'ultima un mese fa.



susanna
Moritz Benedikt
2007-08-24 17:21:30 UTC
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Post by susanna
Moritz Benedikt ha scritto
:: Eh, così non vale!
:: Tutti i miei limiti appaiono in piena luce!
Per piacere.
Io, Moritz, questo film l'avro' visto almeno 6 volte. La prima volta nel
1973. L'ultima un mese fa.
Ok. Il mio epitaffio sarà 'fece del suo meglio'.
Questo film (ma anche Il Salario della Paura') è proprio come i romanzi di
Simenon: meraviglioso ma fa venire voglia di un musical o almeno di un film
in cui alla fine si sposano.
Il documentario su Picasso, da questo punto di vista, fa bene al cuore anche
se si potrebbe dire che punta in una direzione consueta se non desueta:
l'arte - meglio, la creatività - contrapposta alle miserie umane, una via di
fuga da rapporti umani irrimediabilmente bacati.
In questo caso, comunque, è vero e l'ho notato anch'io: è un mondo borghese
all'estremo, con solo alcune frange contadine. I postini, in effetti, sono
gli unici 'proletari' in vista nel paese ed i loro dialoghi sono parecchio
più sani e liberi di quelli degli altri personaggi ma la loro posizione è
necessariamente subordinata e devono consegnare le lettere anonime.


Moritz Benedikt

'If there is such a thing as an American tragedy, it must be funny' -
Pauline Kael

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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
susanna
2007-08-24 18:00:28 UTC
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Moritz Benedikt ha scritto


:: Questo film (ma anche Il Salario della Paura') è proprio come i
:: romanzi di Simenon: meraviglioso ma fa venire voglia di un musical o
:: almeno di un film in cui alla fine si sposano.

Ecco un risvolto curioso del tuo modo di vedere cinema: l'identificazione
emotiva.
O meglio, il meccanismo di identificazione che scatta laddove cio' che e'
mostrato lambisce l'esperienza interiore. Io mi rilascio, p. es., sui grossi
melodrammi, per i quali piango anche dopo varie visioni (es. Lo specchio
della vita colpisce sempre, non riesco a farmene una ragione) o per adesione
ideologica (feci una pessima figura, in un cinema all'aperto, con il pugno
chiuso, in piedi, sulla scena in cui il Nero ricompare e bombarda).
Ma per un film come Il corvo, di cui colgo tutto il senso angosciante, ho
solo grande ammirazione per l'estrema antiretorica che l'autore riesce ad
esprimere. Nulla piu'.



:: Il documentario su Picasso, da questo punto di vista, fa bene al
:: cuore anche se si potrebbe dire che punta in una direzione consueta
:: se non desueta: l'arte - meglio, la creatività - contrapposta alle
:: miserie umane, una via di fuga da rapporti umani irrimediabilmente
:: bacati. In questo caso, comunque, è vero e l'ho notato anch'io: è un
:: mondo borghese all'estremo, con solo alcune frange contadine. I
:: postini, in effetti, sono gli unici 'proletari' in vista nel paese
:: ed i loro dialoghi sono parecchio più sani e liberi di quelli degli
:: altri personaggi ma la loro posizione è necessariamente subordinata
:: e devono consegnare le lettere anonime.

Hai notato che uno dei pochi intermezzi leggeri avviene proprio all'ufficio
postale?

Pero' vorrei una tua opinione.
Il Corvo e' uno dei pochi esempi di cinema, perlomeno della prima parte del
secolo, in cui l'autore esprime concezioni e visioni del mondo non
superficiali, realmente problematiche. E lo fa, oltreche' con una sapiente
regia cinematografica, tramite dialoghi che non sono mai banali, molto
vicini ad una visione adulta dell'interloquio.
Nel cinema Usa, cosa decisamente piu' rara, ricordo Niente di nuovo sul
fronte ocidentale, di Milestone.
Ecco, non trovi che questo standard di mantenere il cinema a livelli
elementari, su piani testuali e discorsivi quasi sempre banali o
stereotipati (non solo nei film di genere, intendo) sia piu' una volonta'
degli autori che un limite del mezzo?



susanna
Moritz Benedikt
2007-08-25 10:37:02 UTC
Permalink
Post by susanna
Moritz Benedikt ha scritto
Ecco un risvolto curioso del tuo modo di vedere cinema: l'identificazione
emotiva.
O meglio, il meccanismo di identificazione che scatta laddove cio' che e'
mostrato lambisce l'esperienza interiore. Io mi rilascio, p. es., sui grossi
melodrammi, per i quali piango anche dopo varie visioni (es. Lo specchio
della vita colpisce sempre, non riesco a farmene una ragione) o per adesione
ideologica (feci una pessima figura, in un cinema all'aperto, con il pugno
chiuso, in piedi, sulla scena in cui il Nero ricompare e bombarda).
Ma per un film come Il corvo, di cui colgo tutto il senso angosciante, ho
solo grande ammirazione per l'estrema antiretorica che l'autore riesce ad
esprimere. Nulla piu'.
Beh, ma ammetti anche tu di averla. Magari la mia asticella è un po' più
bassa ma non davvero diversa.
In un film come il Corvo da una parte abbiamo una scena immediatamente
strappalacrime (la bambina che dice 'voglio morire'), dall'altra abbiamo
l'ennesima dimostrazione che 'non se ne esce', una realtà che deprime ogni
volta che ci si ripensa.
Il luogo comune secondo cui il cinema deve procurare emozioni è vero, una
volta che si smetta di usarlo per fini polemici: poi dipende da quali
emozioni.
Quando uno vede un film come il Corvo 'SA' che si tratta di un film
importante da parte di un maestro e questo influenza la visione; ma
vedendolo per la prima volta non si può non essere presi dal buon vecchio 'e
ora come succede? chi sarà il Corvo? come andrà a finire?' e la tecnica è
mirata allo scopo ed è molto efficace.
Oltretutto Clouzot, a differenza di Hitchcock, non attira l'attenzione su se
stesso e sulla propria tecnica, per questo viene spontaneo prenderlo più sul
serio.
Post by susanna
Hai notato che uno dei pochi intermezzi leggeri avviene proprio all'ufficio
postale?
Ed è lì che è scattato per me il paragone con Tati e Giorno di Festa, uno
dei film più felici mai girati.
(non mi ricordo la tua opinione su Tati, se ne hai una)
Post by susanna
Pero' vorrei una tua opinione.
Il Corvo e' uno dei pochi esempi di cinema, perlomeno della prima parte del
secolo, in cui l'autore esprime concezioni e visioni del mondo non
superficiali, realmente problematiche. E lo fa, oltreche' con una sapiente
regia cinematografica, tramite dialoghi che non sono mai banali, molto
vicini ad una visione adulta dell'interloquio.
Nel cinema Usa, cosa decisamente piu' rara, ricordo Niente di nuovo sul
fronte ocidentale, di Milestone.
Ecco, non trovi che questo standard di mantenere il cinema a livelli
elementari, su piani testuali e discorsivi quasi sempre banali o
stereotipati (non solo nei film di genere, intendo) sia piu' una volonta'
degli autori che un limite del mezzo?
Oddio, che megadomanda - e poi ho appena iniziato a vedere M** O****
d'A******* che potrebbe cambiare tutta la risposta...
Di regola credo che a) il cinema non sia adatto ad illustrare idee complesse
e che b) anche nella narrazione non possa andare oltre un certo livello di
complessità (numero di personaggi, snodi di trama, molteplicità di punti di
vista etc). Anche un romanzo semplice dev'essere ulteriormente semplificato
per essere portato sullo schermo. Il mezzo ha dei limiti, secondo me:
funziona al meglio quando deve mostrare dei corpi in movimento che delle
teste che pensano.
Diverso è il concetto di trattare temi adulti e dialoghi non banali con
personaggi dalle psicologie complesse e realistiche: questo si può fare e
spesso con notevole successo (il Corvo, ha quel che ho letto, stava avendo
successo quando venne tolto dalle sale). Non che sia semplice, soprattutto
quando notiamo che il fallimento nel rendere cinematograficamente temi
adulti produce film molto peggiori di prodotti di puro escapismo, cioè il
pericolo della pretenziosità, che non corri se vuoi solo far vedere dei tipi
che si sparano.
Ma quando riesce si va ben oltre la media e, spesso, se ne accorge pure il
pubblico.

Moritz Benedikt

'Z is almost intolerably exciting - a political thriller that builds so much
tension that you'll probably feel all knotted up by the time it's over' -
Pauline Kael

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
AP
2007-08-25 17:29:05 UTC
Permalink
Post by Moritz Benedikt
Beh, ma ammetti anche tu di averla. Magari la mia asticella è un po' più
bassa ma non davvero diversa.
Mi viene in mente un film: loro guidano una autobotte cava, dove sono
nascosti dentro.
Li ferma la polizia e chiede l'asticella per pescare dentro, ma ovviamente
non e' possibile perche' li scoprirebbe, allora l'autista prende l'asta e
mima la scena di un film, divertendo la guardia e distraendolo...

cos'era?
--
www.iaciners.org
Moritz Benedikt
2007-08-25 20:14:11 UTC
Permalink
Post by AP
Post by Moritz Benedikt
Beh, ma ammetti anche tu di averla. Magari la mia asticella è un po' più
bassa ma non davvero diversa.
Mi viene in mente un film: loro guidano una autobotte cava, dove sono
nascosti dentro.
Li ferma la polizia e chiede l'asticella per pescare dentro, ma ovviamente
non e' possibile perche' li scoprirebbe, allora l'autista prende l'asta e
mima la scena di un film, divertendo la guardia e distraendolo...
cos'era?
Un episodio di 'Kraft Suspense Theatre', serie televisiva gialla del
1962-63.
L'autista che fa l'imitazione di James Cagney è Larry Storch, dei Forti di
Forte Coraggio.


Moritz Benedikt

'Sitting in the theater, you feel you are being drawn into a spreading
nervous breakdown' - Pauline Kael

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
AP
2007-08-25 20:42:03 UTC
Permalink
Post by Moritz Benedikt
Un episodio di 'Kraft Suspense Theatre', serie televisiva gialla del
1962-63.
L'autista che fa l'imitazione di James Cagney è Larry Storch, dei Forti di
Forte Coraggio.
Impressive!

E' lui. Me lo ricordo bene, chissa' se lo trovo...

grazie
--
www.iaciners.org
ArAmesh
2007-08-25 20:59:26 UTC
Permalink
Post by susanna
o mi rilascio, p. es., sui grossi
melodrammi, per i quali piango anche dopo varie visioni (es. Lo specchio
della vita colpisce sempre, non riesco a farmene una ragione)
Giusto perché l'ho rivisto stasera, io mi commuovo ogni volta che il
giovane Patsy Goldberg (c'era una volta in america) è sopraffatto dalla
fame, finendo per mangiarsi il dolce alla crema che dovrebbe essere
destinato pagargli il piacere erotico con la ragazzina. Trovo che quella
scena sia diretta e recitata magistralmente.

Ce ne sono molte altre in molti altri film, ma questa mi è venuta in mente
perché l'ho appena vista.
--
Aramesh
SAP
2007-08-24 21:53:55 UTC
Permalink
Post by susanna
:: (there'll be SPOILERS - be careful)
Anche qui.
Il film di Clouzot non l'ho visto, ma leggendo le vostre
particolareggiate recensioni mi e' venuto a mente per analogia (piu' di
atmosfera piuttosto che di narrazione) il film di Bunuel "Il diario di
una cameriera - Le journal d'une femme de chambre (1964)".

Dico per atmosfera ma potrei spingermi piu' oltre, infatti anche qui il
clima e' un clima plumbeo, anche qui c'e' il fallimento di tutti i
personaggi, persino della protagonista.

Vista anche la distanza temporale e il diverso contesto storico tra i
due film, Bunuel ha la possibilita' di esplicitare tutto un carico di
fascismo e antisemitismo che a Clouzot era impossibile, per questo
probabilmente (lo dico senza averlo visto, ripeto) l'impresa di Clouzot
e' ancora piu' importante.

Appena trovo "Le courbeau" me lo sparo, cosi' posso confermare o
smentire queste "analogie" o parallelismi.

Scrissi nel mio blog questa minirecensione sul film di Bunuel:

*** *** *** *** ***

Non viene ricordato tra i massimi capolavori del regista
spagnolo questo film francese del '64 in cui spiccano come protagonisti
Jeanne Moreau e Michel Piccoli, ma vale comunque la pena di una visione.

L'ho trovato molto ben messo in scena, con gran rigore formale.
Filmato in un bianco e nero livido, il film ha un solido impianto
naturalista e realista, la storia ci viene presentata crudamente senza
il minimo commento sonoro e senza tanti giri di parole.

La storia e' quella di Célestine, una cameriera parigina assunta da una
ricca famiglia borghese nella campagna della provincia.
Célestine si trova a che fare con un padrone erotomane frustrato dalla
frigidita' di una moglie avara e fredda.
Il padre della padrona e' un feticista, gli altri servi o sono dei
sottomessi o dei criminali veri e propri.

Il tutto e' immerso in un plumbeo clima fascista e antisemita (riunioni
serali, volantini ecc).
Il cocchiere della famiglia e' un fervente fascista e non a caso e' il
protagonista dell'episodio centrale nel quale si rende colpevole di
stupro e omicidio nei confronti di una bimba di dieci anni.

Stupro che viene girato con una splendida ellissi cinematografica e con
dei movimenti di macchina veramente molto belli.

C'e' questa bimba che frequenta la cucina della casa e che Giuseppe (il
cocchiere) conosce benissimo, lui la incontra casualmente nel bosco
mentre la bimba raccoglie le chiocciole, i due si scambiano qualche
parola, poi si salutano.
Giuseppe fa per andarsene e si avvia col calesse, ma improvvisamente si
ferma e d'improvviso si getta all'inseguimento della sua preda, correndo
all'impazzata.
La scena successiva la macchina da presa indugia tra gli alberi fino a
finire sul corpo della bambina vicino a un albero di cui vediamo le
gambe nude e il cappottino rialzato e basta.
Due lumache stanno risalendo su una delle gambine.

Ma se ci viene risparmiato il momento nel quale la bambina viene
trucidata non ci viene risparmiata nel finale l'agghiacciante impunita'
del protagonista dell'omicidio.

Célestine infatti sospetta e arriva ad offrirsi all'assassino pur di
incastrarlo in qualche modo.
In un primo momento sembra riuscire a farcela e Giuseppe viene messo
sotto processo, ma ben presto si scopre che il processo e' solo
indiziario e nel finale appunto il reo assassino e fascista viene
addirittura premiato visto che viene inquadrato nel bar che aveva sempre
sognato di comprare.

Non c'e' scampo (in questo come in altri film di Buñuel), la borghesia
e' rappresentata come una classe malata e arida che nononstante tutto
rimane impunita come rimangono impuniti i delitti piu' efferati.

Anche Célestine che pare essere l'unica ventata di freschezza e di
genuinita' di tutto il film finisce per rimanere incastrata in un
matrimonio con un vecchio capitano dell'esercito in pensione, abdicando
anch'essa al ruolo di vendicatrice dell'uccisione della bambina.

*** *** *** *** ***
--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.

Per scrivermi derotta la mail.
susanna
2007-08-24 22:11:01 UTC
Permalink
SAP ha scritto

:: Il film di Clouzot non l'ho visto, ma leggendo le vostre
:: particolareggiate recensioni mi e' venuto a mente per analogia (piu'
:: di atmosfera piuttosto che di narrazione) il film di Bunuel "Il
:: diario di una cameriera - Le journal d'une femme de chambre (1964)".
::
:: Dico per atmosfera ma potrei spingermi piu' oltre, infatti anche qui
:: il clima e' un clima plumbeo, anche qui c'e' il fallimento di tutti i
:: personaggi, persino della protagonista.
::
:: Vista anche la distanza temporale e il diverso contesto storico tra i
:: due film, Bunuel ha la possibilita' di esplicitare tutto un carico di
:: fascismo e antisemitismo che a Clouzot era impossibile, per questo
:: probabilmente (lo dico senza averlo visto, ripeto) l'impresa di
:: Clouzot e' ancora piu' importante.
::
:: Appena trovo "Le courbeau" me lo sparo, cosi' posso confermare o
:: smentire queste "analogie" o parallelismi.


Guarda, probabilmente sia io che il Moritz non ci siamo espressi a dovere.
E' vero che Il corvo e' antiborghese, ma Clouzot e', strutturalmente, un
uomo di destra, un reazionario.
Ma un reazionario con la spina dorsale, mica una mosca cocchiera. E' da quel
suo punto di vista che la borghesia e' attaccata, e' un punto di vista
nichilista, che non va oltre il disprezzo. Ma e' un punto di vista a suo
modo realistico, coglie una grossa fetta di vero della condizione borghese,
dalla retorica all'ipocrisia.
Bunuel e' decisamente piu' complesso, e quindi meno coerente, piu' ricco.
Soprattutto in questi suoi film realisti, dove l'irrazionalismo lascia
spazio a vere e proprie apologie. La descrizione della borghesia bunueliana
e' vista come sofferenza o gabbia, come limitazione. In Clouzot non c'e'
nessun intento dialettico, la sua e' una posizione puramente soggettiva e
individualistica.

Ma Il corvo acchiappalo. Se non ci riesci, chiedi.



susanna
SAP
2007-08-24 22:23:00 UTC
Permalink
Post by susanna
Guarda, probabilmente sia io che il Moritz non ci siamo espressi a dovere.
Nono, puo' essere anche che io abbia letto non attentamente.
C'e' da dire che praticamente non conosco nulla di Cluzot e questo e' un
bel deficit.

Leggendo i vostri due post pero' mi e' venuto a mente il film di Bunuel,
piu' che altro per l'atmosfera di oppressione che si avverte nel film e
che mi pare avevate esplicitato anche voi due.

Tutto qua, non metto in dubbio che tra i due possa esserci un baratro,
ideologicamente parlando.
Post by susanna
E' vero che Il corvo e' antiborghese, ma Clouzot e', strutturalmente, un
uomo di destra, un reazionario.
Ma un reazionario con la spina dorsale, mica una mosca cocchiera. E' da quel
suo punto di vista che la borghesia e' attaccata, e' un punto di vista
nichilista, che non va oltre il disprezzo. Ma e' un punto di vista a suo
modo realistico, coglie una grossa fetta di vero della condizione borghese,
dalla retorica all'ipocrisia.
Ok.
Post by susanna
Bunuel e' decisamente piu' complesso, e quindi meno coerente, piu' ricco.
Soprattutto in questi suoi film realisti, dove l'irrazionalismo lascia
spazio a vere e proprie apologie. La descrizione della borghesia bunueliana
e' vista come sofferenza o gabbia, come limitazione. In Clouzot non c'e'
nessun intento dialettico, la sua e' una posizione puramente soggettiva e
individualistica.
Si, capisco cosa vuoi dire.
Post by susanna
Ma Il corvo acchiappalo. Se non ci riesci, chiedi.
Provo a cercare da qualche parte, se ho difficolta' ti scrivo...
--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.

Per scrivermi derotta la mail.
AP
2007-08-25 04:49:18 UTC
Permalink
Post by SAP
Provo a cercare da qualche parte, se ho difficolta' ti scrivo...
ed2k://|file|Le%20corbeau-Fresnay-Leclerc-Clouzot-1943.avi|728218284|266DA5C6251448F4DA50AA05B2030148|h=KKOMVWCQEREXLN3HJMZNHOXVHFYC2VIR|/

Il miglior amico del cinefilo accorre trotterellando.
--
www.iaciners.org
Nicola de Angeli
2007-08-25 08:44:28 UTC
Permalink
Post by AP
Il miglior amico del cinefilo accorre trotterellando.
Bau!

Ciao
Nicola

--
"Striving for mediocrity in a world of excellence."

----
"Nelle epoche buie la miglior guida dell'uomo e' la religione, cosi' come in una notte nera come
la pece la miglior guida e' un cieco: costui riconosce strade e sentieri meglio di chi vede.
Quando arriva il giorno, pero', e' da sciocchi usare per guida un vecchio cieco."
Heinrich Heine
SAP
2007-08-28 22:47:24 UTC
Permalink
Post by AP
Il miglior amico del cinefilo accorre trotterellando.
Sara' anche il migliore amico, ma dopo 3 giorni di DL ottengo solo il
film in lingua originale e il francese per me e' piuttosto ostico...

Mi hai teso un trappolone...
--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.

Per scrivermi derotta la mail.
sERE
2007-08-29 08:28:36 UTC
Permalink
Post by SAP
Post by AP
Il miglior amico del cinefilo accorre trotterellando.
Sara' anche il migliore amico, ma dopo 3 giorni di DL ottengo solo il
film in lingua originale e il francese per me e' piuttosto ostico...
sto cercando anch'io i sottotitoli di questo film, in francese, inglese o
italiano...

ciao
sere
adamski
2007-08-29 08:31:45 UTC
Permalink
Post by sERE
Post by SAP
Sara' anche il migliore amico, ma dopo 3 giorni di DL ottengo solo il
film in lingua originale e il francese per me e' piuttosto ostico...
sto cercando anch'io i sottotitoli di questo film, in francese, inglese o
italiano...
Idem
AP
2007-08-29 09:11:19 UTC
Permalink
Post by sERE
Post by SAP
Sara' anche il migliore amico, ma dopo 3 giorni di DL ottengo solo il
film in lingua originale e il francese per me e' piuttosto ostico...
sto cercando anch'io i sottotitoli di questo film, in francese, inglese o
italiano...
Idem
Se non si trovano ditemelo.
AP
2007-08-29 09:11:04 UTC
Permalink
Post by SAP
Post by AP
Il miglior amico del cinefilo accorre trotterellando.
Sara' anche il migliore amico, ma dopo 3 giorni di DL ottengo solo il
film in lingua originale e il francese per me e' piuttosto ostico...
anche questo messaggio non e' arrivato.

Chiaro che e' in francese, solo ed esclusivamente in originale, che senso
ha guardare un classico doppiato?
Sarebbe come andare a parigi per vedere una foto della gioconda...
SAP
2007-08-29 09:13:14 UTC
Permalink
Post by AP
Chiaro che e' in francese, solo ed esclusivamente in originale, che senso
ha guardare un classico doppiato?
Cazzo, AP, almeno i sottotitoli...
Io col francese sto messo malissimo.
--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.

Per scrivermi derotta la mail.
Nathan
2007-08-29 09:38:14 UTC
Permalink
mercoledì 29/08/2007 11.13, *SAP* ha scritto:

[cut]
Post by SAP
Cazzo, AP, almeno i sottotitoli...
Io col francese sto messo malissimo.
ed2k://|file|[FILM]%20Il%20corvo%20-%20G.H.%20Clouzot%20(1943)%20[ITA].avi|627402752|FD385443A3BB96B2400A42C4C77F5C3C|h=CLAGMQE6NNUAPUS5OYSFIJ2U3KPZEMBG|/

Ce l'ho in file sharing, non è un granché come qualità audio/video, si
tratta di una vecchia registrazione su RaiUno, in italiano perfettamente
comprensibile. Detto tra noi, il film è un autentico capolavoro.

Davvero notevole.

Ciao.
--
< Nathan > ~ email ***@x-planet.org ~
la mia libreria su aNobii / preferenze musicali ed altro
http://www.anobii.com/people/natanaele/
http://www.lastfm.it/user/Nathanaele/>
Boromir
2007-08-29 09:45:00 UTC
Permalink
Post by sERE
sto cercando anch'io i sottotitoli di questo film, in
francese, inglese o italiano...
inglese:
http://subscene.com/the-raven-le-corbeau/subtitles-67403.aspx
sERE
2007-08-29 10:01:00 UTC
Permalink
"Boromir"
Post by Boromir
Post by sERE
sto cercando anch'io i sottotitoli di questo film, in
francese, inglese o italiano...
http://subscene.com/the-raven-le-corbeau/subtitles-67403.aspx
grazie!!!

sere
AP
2007-08-29 10:09:25 UTC
Permalink
Post by Boromir
Post by sERE
sto cercando anch'io i sottotitoli di questo film, in
francese, inglese o italiano...
http://subscene.com/the-raven-le-corbeau/subtitles-67403.aspx
grande!

se serve, datemi un paio di sere e li metto in ita
Boromir
2007-08-29 10:07:41 UTC
Permalink
Post by AP
Post by Boromir
http://subscene.com/the-raven-le-corbeau/subtitles-67403.aspx
grande!
se serve, datemi un paio di sere e li metto in ita
magari, anche perchè in ita non ci sono, in nessun angolo del web.

PS: casomai servisse un programmino per sincronizzare il flusso video ai
sottotitoli, eccone uno semplice semplice:
http://www.download.com/SubtitlesSynch/3000-2194_4-10477522.html
AP
2007-08-29 10:17:53 UTC
Permalink
Post by Boromir
Post by AP
Post by Boromir
http://subscene.com/the-raven-le-corbeau/subtitles-67403.aspx
grande!
se serve, datemi un paio di sere e li metto in ita
magari, anche perchè in ita non ci sono, in nessun angolo del web.
PS: casomai servisse un programmino per sincronizzare il flusso video ai
http://www.download.com/SubtitlesSynch/3000-2194_4-10477522.html
io ormai conosco e mi trovo molto bene con subtitle workshop

Nathan
2007-08-29 09:39:10 UTC
Permalink
mercoledì 29/08/2007 00.47, *SAP* ha scritto:

[cut]
Post by SAP
Sara' anche il migliore amico, ma dopo 3 giorni di DL ottengo solo il
film in lingua originale e il francese per me e' piuttosto ostico...
Scaricalo da me. Avvertimi quando hai finito, che non spengo il PC. Ok?
Ciao.
ed2k://|file|[FILM]%20Il%20corvo%20-%20G.H.%20Clouzot%20(1943)%20[ITA].avi|627402752|FD385443A3BB96B2400A42C4C77F5C3C|h=CLAGMQE6NNUAPUS5OYSFIJ2U3KPZEMBG|/
--
< Nathan > ~ email ***@x-planet.org ~
la mia libreria su aNobii / preferenze musicali ed altro
http://www.anobii.com/people/natanaele/
http://www.lastfm.it/user/Nathanaele/>
SAP
2007-08-29 10:05:24 UTC
Permalink
Post by Nathan
Scaricalo da me. Avvertimi quando hai finito, che non spengo il PC. Ok?
Ok, TY, lo lancio adesso...
--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.

Per scrivermi derotta la mail.
eduard
2007-08-25 08:48:59 UTC
Permalink
Post by susanna
Guarda, probabilmente sia io che il Moritz non ci siamo espressi a dovere.
E' vero che Il corvo e' antiborghese, ma Clouzot e', strutturalmente, un
uomo di destra, un reazionario.
Ma un reazionario con la spina dorsale, mica una mosca cocchiera. E' da quel
suo punto di vista che la borghesia e' attaccata, e' un punto di vista
nichilista, che non va oltre il disprezzo. Ma e' un punto di vista a suo
modo realistico, coglie una grossa fetta di vero della condizione borghese,
dalla retorica all'ipocrisia.
perfetto...quoto e ringrazio te e Moritz per avermi ricordato un grande
film (che anche io ho visto minimo 4 volte :-)
I vostri interventi (Susanna&Moritz) li ho letti con grande interesse (e
goduria anche)
Post by susanna
Ma Il corvo acchiappalo. Se non ci riesci, chiedi.
Io l'ho acchiappato in dvd su play.com...nel senso che l'ho ordinato
ieri sera:versione in originale (francese) con sottotitoli in
inglese...costo 10 euro:avevo un vhs doppiato in italiano e registrato
da Rai ma non lo trovo più...o me lo hanno fottuto o chissà dove si è
cacciato in casa mia...
Moritz Benedikt
2007-08-25 10:39:44 UTC
Permalink
Post by eduard
perfetto...quoto e ringrazio te e Moritz per avermi ricordato un grande
film (che anche io ho visto minimo 4 volte :-)
I vostri interventi (Susanna&Moritz) li ho letti con grande interesse (e
goduria anche)
Beh, grazie. Strano anche, se pensi che la Susanna è a volte considerata una
fanatica ideologa ed io un perfetto idiota...

Moritz Benedikt

'The reason given for the violence in a number of recent pictures is that
it's there to make you see that violence is bad' - Pauline Kael

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Nicola de Angeli
2007-08-25 11:10:04 UTC
Permalink
Post by Moritz Benedikt
Beh, grazie. Strano anche, se pensi che la Susanna è a volte considerata una
fanatica ideologa ed io un perfetto idiota...
Ti confondi: sei stato tu a dare dell'idiota agli altri ("Idiocracy",
se avessi dimenticato).
Tu sei semplicemente ossessionato, e anche un po' piangina, a dire il
vero.

Ciao
Nicola

--
"Striving for mediocrity in a world of excellence."

----
"Nelle epoche buie la miglior guida dell'uomo e' la religione, cosi' come in una notte nera come
la pece la miglior guida e' un cieco: costui riconosce strade e sentieri meglio di chi vede.
Quando arriva il giorno, pero', e' da sciocchi usare per guida un vecchio cieco."
Heinrich Heine
AP
2007-08-25 15:37:31 UTC
Permalink
Post by Moritz Benedikt
Beh, grazie. Strano anche, se pensi che la Susanna è a volte considerata una
fanatica ideologa ed io un perfetto idiota...
non e' vero, solo un piangina lamentevole.
--
www.iaciners.org
susanna
2007-08-25 17:53:15 UTC
Permalink
AP ha scritto

::: Beh, grazie. Strano anche, se pensi che la Susanna è a volte
::: considerata una fanatica ideologa ed io un perfetto idiota...
::
:: non e' vero, solo un piangina lamentevole.


Noto con un certo disappunto che il compagno anziano non ha smentito la
qualifica attribuita alla compagna segretaria.

C'e' bisogno di rinserrare le fila e ripassare i quadri.


Morte alla reazione borghese.
Onore alla compagna Erminia Mattarelli.
Per la vittoria del comunismo!



susanna
AP
2007-08-25 18:45:54 UTC
Permalink
Post by susanna
AP ha scritto
::: Beh, grazie. Strano anche, se pensi che la Susanna è a volte
::: considerata una fanatica ideologa ed io un perfetto idiota...
:: non e' vero, solo un piangina lamentevole.
Noto con un certo disappunto che il compagno anziano non ha smentito la
qualifica attribuita alla compagna segretaria.
LOL
Anzi, scusa, RDG (ridendo di gusto)
Non ti scappa niente! ;-)
Post by susanna
C'e' bisogno di rinserrare le fila e ripassare i quadri.
Morte alla reazione borghese.
Onore alla compagna Erminia Mattarelli.
Per la vittoria del comunismo!
Nell'anniversario dei martiri di Ravenna, 12 giovani fucilati per strada
per mano dei fascisti, Ora e sempre, resistenza.
Per un mondo giusto e senza diseguaglianze.
Avanti fino alla meta.
--
www.iaciners.org
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