Grenar
2005-09-16 16:05:07 UTC
Estratto dall'articolo presente su www.grenar.info
Area Tematica Colori
Anche il mostro ha un ombelico
"The Village", i colori delle emozioni
© 2005 Grenar (www.grenar.info)
Che colore ha la paura?
Il regista M. Night Shyamalan ha diretto il film "The Village" nel
2004. Gli argomenti e la trama paiono derivare direttamente dagli
eventi tragici dell'11 settembre 2001, come un ragionamento in forma
di sogno. Shyamalan ha scelto di parlare, con una trama che sembra
narrare tutt'altro (sistema usuale per lui), dell'amore e della
paura, del timore e dell'isolamento, di ciò che teniamo dentro e di
ciò che è là fuori, mostri veri e illusori.
In questo articolo mi è obbligatorio rivelare parte della trama,
ovvero fare uno SPOILER. Se volete godervi il film, non leggete oltre.
Sì, Night, ma... dove sono gli zombie?
La presentazione del film, alquanto chiassosa e commerciale, ha creato
false aspettative: "The Village" non è un film "di paura", è
un film sulla paura. Mente allo spettatore, sin dalla prima
inquadratura (la tomba del bambino ha una data fasulla), ma parla anche
della menzogna, ne fa un oggetto di acuta riflessione.
Sul motivo profondo, inconscio, che ha portato a questa travisazione di
contenuti, posso fare ipotesi: vari osservatori hanno rilevato come,
non solo negli USA ma un po' in tutto il mondo, vi sia stato un
disimpegno nell'industria del cinema (e non solo), un tentativo di
evasione, una ricerca di divertimento superficiale che potesse
controbilanciare l'impatto di quelle immagini. Due aerei che
colpiscono due grattacieli, vere esplosioni, vere vittime, vero odio...
Dire agli spettatori potenziali del film, dirlo sia pure in forma di
trailer, "Vi facciamo riflettere sui vostri incubi", li avrebbe
tenuti ben alla larga dai botteghini.
Trama
È l'anno 1897, lo leggiamo sulla lapide di un bambino morto per
mancanza di medicine. Siamo a Covington, in Pennsylvania, in una
minuscola comunità priva di ogni legame con il mondo, un gruppo di
case circondate dal bosco e dalle creature (chiamate "Those We Do Not
Speak Of", "Coloro di cui non parliamo").
Nessuno ha mai visto le creature, ma tra loro e gli abitanti del paese
vi è un patto che da sempre permette la convivenza pacifica. Il colore
rosso (rosso sangue) le attrae, è il colore proibito, e deve essere
bandito da ogni luogo; il giallo (giallo oro) le respinge, è il colore
del patto di pace. Il giallo è anche il colore del nastro che delimita
i confini del villaggio, e che è proibito oltrepassare.
Gli anziani della comunità mantengono l'ordine e mettono in guardia
i giovani riguardo le creature: esse non devono essere disturbate.
Inoltre non si deve andare nelle città, poiché sono posti traboccanti
di violenza e gente folle.
Il giovane Lucius Hunt, timidissimo, introverso, è uno che pensa molto
e parla solo se ha qualcosa di davvero importante da dire. È convinto
che se potesse andare in città, col benestare degli anziani, potrebbe
migliorare la vita di tutti: potrebbe portare medicine in grado di
salvare vite umane, di guarire Noah Percy (un ragazzo con il cervello
di un bambino piccolo) dal suo stato di semi-demenza. Le creature non
lo toccherebbero, perché vedrebbero la bontà del suo cuore.
Gli anziani negano il permesso.
Oh-oh, mi è sembrato di vedere...
Le creature appaiono come colore riflesso: una inquadratura mostra un
corso d'acqua appena increspato dal vento, all'improvviso l'acqua
si colora del rosso di una figura incappucciata che cammina. Sono ombre
quelle che vediamo, e le ombre sono una rappresentazione del nostro
inconscio. Chi ha una memoria talmente forte da ricordarsi quando ha
scoperto l'esistenza dell'ombra, si ricorda anche di quando ha
scoperto di poterla creare, col proprio corpo o con le mani... ma
questa consapevolezza non gli ha tolto la paura dell'ombra.
È costante poi il suono emesso dalle creature, una sorta di fischio
terribile, che potrebbe essere il loro linguaggio come anche il loro
costante monito.
Una mattina Lucius è occupato a dipingere di giallo i pali che
delimitano i confini. Senza farsi notare, attraversa di proposito i
confini e si avventura nel bosco. Sente, o crede di sentire, un rumore
di rami spezzati, alcuni grugniti, e con la coda dell'occhio nota un
movimento, ma non riesce a vedere le creature. Torna indietro
visibilmente turbato.
La notte seguente le creature cominciano a lanciare avvertimenti:
entrano nel villaggio, debitamente segnalate dai guardiani sulle
torrette, e, mentre tutti si nascondono negli scantinati, marchiano le
porte delle case con segni rossi. Più tardi, nel consiglio del paese,
gli anziani affermano che secondo loro le creature sono state
disturbate. Lucius Hunt in lacrime confessa il suo peccato, ma viene
trattato con una strana benevolenza.
Durante una festa di matrimonio, mentre tutti sono radunati per
festeggiare, le creature attaccano il bestiame: uccidono gli animali e
tolgono loro la pelle, lasciando intatta la carne. È una minaccia
verso la quale anche gli anziani, di solito imperturbabili, provano
sgomento.
No, Pollicino, non si va nel bosco
È facile riconoscere alcune componenti fondamentali della struttura
della favola: viene stabilita una proibizione (un tabù), ed essa è
violata. Vi sono anche i luoghi topici della favola: il villaggio, il
bosco. E, come una citazione inconscia, le creature sembrano lupi o
cinghiali antropomorfi avvolti in un mantello rosso, come Cappuccetto,
o per meglio dire come il lupo travestito da Cappuccetto.
Anche il mostro ha un ombelico
Il fatto che le creature portino un mantello rosso è un colpo di
genio. Il regista ha rivelato che in origine le creature erano state
concepite come animali deformi, e che erano perfette come modellini...
ma ridicole a grandezza "naturale". È stato necessario
l'intervento di un vero e proprio "Creature Designer", figura
professionale esistente nel cinema USA, simile al "Character
Designer" del cinema di animazione giapponese. Questo progettista di
mostri, messo alle strette dal tempo ("there wasn't a whole lot of
room to overthink it", dice nel DVD), ha partorito le creature
avvolte nel mantello rosso da cui spuntavano ossi o aculei.
Questi dettagli pungolano la fantasia dello spettatore: è facile
immaginare una società di creature intelligenti, e non un branco di
animali famelici, con proprie regole, un proprio codice etico, creature
capaci di fabbricare mantelli, di tingerli, di addobbarsi con
decorazioni particolari. Sembra quasi una società umana parallela,
deviata, mutante. E in fondo è così che concepiamo i terroristi: sono
esseri umani, lo erano in origine, e qualcosa li ha trasformati in
mostri; odiano profondamente, ma agiscono in base ad una logica, per
quanto folle e distruttiva; i loro comportamenti derivano da nostri
comportamenti (non entrate nel bosco... nascondete il colore
proibito...).
Ora che siamo adulti e vaccinati le favole non ci spaventano, ma una
delle loro antiche funzioni era proprio quella di terrorizzare. E
questo terrore lo vediamo, concreto, reale, nelle facce e nei gesti di
chi da sempre vive sentendo, vedendo "Those We Don't Speak Of".
Non è forse il nostro stesso terrore di quest'epoca, quello di
subire in qualunque momento la violenza di chi ci odia?
I giovani hanno ideato una prova di coraggio: a turno uno di loro deve
restare su un ceppo di legno, proprio sui confini, voltato di schiena
al bosco, per provocare le creature e per battere il record di
resistenza alla paura. Per quanto possano dire "That's a wives'
tale, it isn't true", "È un racconto da donnette, non è
vero", la fine della prova è sempre una fuga generale.
E per punirti, ammazzo quello che ti vuole sposare!
"The Village" non racconta solo la paura. L'amore è presente,
forte e sotterraneo, di un colore sottile e impalpabile, eppure
riconoscibile.
È amore quello che provano l'uno per l'altra Lucius e Ivy Walker,
figlia del capo del villaggio, cieca ma più abile dei maschi. "You
run like a tomboy", "Corri come un maschiaccio" le dice Lucius, e
lei risponde con un "Thank you". Quando la sorella maggiore di Ivy
è ormai promessa sposa, Ivy rivela a Lucius "I am now free to
receive interest from anyone... who might have interest", "Sono ora
libera di ricevere l'interesse... di chiunque possa essere
interessato". Ciò che non viene detto ha un colore sottile, ma ha
più importanza di qualunque cosa possa essere detta.
È amore quello che Edward Walker e Alice Hunt, madre di Lucius, non
osano confessarsi. "Sometimes we don't do things we want to do, so
that others won't know we want to do them", "A volte non facciamo
ciò che vogliamo, così che gli altri non sappiano che vogliamo
farle", questa è una frase di Ivy che Lucius trova appropriata per i
due anziani. A sua madre Lucius fa notare come Edward eviti il contatto
fisico con lei, e Alice scopre che è davvero così... e non può
trattenere un sorriso. Ciò che non viene fatto ha più importanza di
qualunque altro gesto. Ciò che crediamo di vedere alla luce di una
candela è più affascinante (o terrorizzante) di quello che vediamo in
piena luce.
È amore quello di Noah, demente, infantile, sadico eppure tenero, per
Ivy, amore non ricambiato. Ivy ama Noah, ma come si può amare un
fratellino.
Durante una chacchierata insolita (all'alba, sul porticato di casa),
Ivy provoca Lucius, solo con le parole (la comunità a cui appartengono
è di stampo religioso), chiedendogli se balleranno insieme alla festa
per le loro nozze. Lucius non sopporta che sia lei a prendere
l'iniziativa, ma dopo un lungo giro di parole per nascondere il
sentimento, lo rivela di botto e conferma: sì, Ivy Walker, balleremo
insieme alla nostra festa di nozze.
La mattina dopo tutto il villaggio, Noah compreso, è a conoscenza
della lieta notizia. Per amore Noah va da Lucius e lo accoltella. Butta
il coltello, non sa che fare, lo riprende e accoltella ancora Lucius
crollato a terra. Quindi scappa. Viene ritrovato sulla sedia a dondolo,
sconvolto. Ai genitori pietrificati mostra il colore proibito sulle sue
mani: sangue.
Su, dimmi che colore ho
Ivy, pur essendo cieca, è più forte di tanti altri. Come suo padre,
ha la capacità di indicare la direzione nei momenti in cui tutti
possono solo seguire. È un capo naturale, ed è la speranza del
villaggio. Ivy è in grado di percepire la presenza di alcune persone
sotto forma di colore, e questo in un mondo rappresentato da Shyamalan
solo in bianco, grigio e marrone.
"Some people... give off the tiniest color. It's faint, like a
haze. It's the only thing I ever see in the darkness. Papa has it,
too. Do you wonder what your color is? Well, that I won't tell
you."
"Alcune persone.. emettono un colore quasi impercettibile. È debole,
come una foschia. È l'unica cosa che vedo nell'oscurità. Anche
mio padre ce l'ha. Ti stai chiedendo quale sia il tuo colore. Beh,
non te lo dirò."
Ivy vede ben più lontano degli altri. Sa guidare quando gli altri
sanno solo seguire. Per questo suo padre le rivela il segreto. La porta
in uno dei nascondigli delle creature, o meglio, del costume delle
creature. Sì: il mostro è finto. Gli anziani, a turno, si mascherano
e vanno in giro per i boschi o nel villaggio, per incarnare il terrore.
Ognuno di loro ha avuto un lutto, ognuno di loro ha perso un proprio
caro in città, di morte violenta. Hanno preso la decisione di
nascondersi nel bosco, per vivere senza violenza. Per convincere i
giovani a non lasciare mai il villaggio hanno usato l'arma della
paura.
Il fine giustifica i crudeli mezzi, pensarono gli anziani
Gli anziani hanno ideato un mondo perfetto, una utopia concreta. Però
sapevano benissimo che dovevano costringere i giovani a vivere sempre e
solo in quell'utopia. Lo spirito umano è curioso, esplora, va oltre
i confini. La loro idea è di una crudeltà assoluta perché sopprime
tutto questo. Ma i loro sforzi non hanno tenuto lontana la violenza: la
follia, compagna dell'umanità, si è manifestata in Noah,
uomo-bambino che tutti proteggevano, e lo ha reso assassino. L'utopia
è crollata.
Edward Walker rivela a sua figlia la finzione perché in lei vede il
futuro del villaggio, del loro modo di vivere. Ivy, lei sola, deve
andare in città e tornare con le medicine per guarire Lucius
agonizzante. Lei, per amore. E non deve rivelare a nessuno che loro
sono lì, nascosti in un villaggio inaccessibile nel bosco.
Qui la giustificazione è razionale solo in apparenza: in una scena
precedente alla rivelazione, Tabitha ricorda ad Edward che tutti gli
anziani, lui compreso, sono sotto giuramento: "YOU have taken the
oath, you and the rest of the elders", "TU hai giurato, tu e gli
altri anziani". Edward sorride, come se avesse già in mente la
soluzione: mandare in città chi non ha giurato, sua figlia.
In realtà, il codice delle favole (e delle narrazioni classiche
posteriori da essa derivate) dice che l'eroe deve affrontare il
viaggio, e solo lui. Il re è sempre vittima di un qualche incantesimo,
giuramento, impedimento, mentre il principe è libero di andare
incontro alla sorte.
Area Tematica Colori
Anche il mostro ha un ombelico
"The Village", i colori delle emozioni
© 2005 Grenar (www.grenar.info)
Che colore ha la paura?
Il regista M. Night Shyamalan ha diretto il film "The Village" nel
2004. Gli argomenti e la trama paiono derivare direttamente dagli
eventi tragici dell'11 settembre 2001, come un ragionamento in forma
di sogno. Shyamalan ha scelto di parlare, con una trama che sembra
narrare tutt'altro (sistema usuale per lui), dell'amore e della
paura, del timore e dell'isolamento, di ciò che teniamo dentro e di
ciò che è là fuori, mostri veri e illusori.
In questo articolo mi è obbligatorio rivelare parte della trama,
ovvero fare uno SPOILER. Se volete godervi il film, non leggete oltre.
Sì, Night, ma... dove sono gli zombie?
La presentazione del film, alquanto chiassosa e commerciale, ha creato
false aspettative: "The Village" non è un film "di paura", è
un film sulla paura. Mente allo spettatore, sin dalla prima
inquadratura (la tomba del bambino ha una data fasulla), ma parla anche
della menzogna, ne fa un oggetto di acuta riflessione.
Sul motivo profondo, inconscio, che ha portato a questa travisazione di
contenuti, posso fare ipotesi: vari osservatori hanno rilevato come,
non solo negli USA ma un po' in tutto il mondo, vi sia stato un
disimpegno nell'industria del cinema (e non solo), un tentativo di
evasione, una ricerca di divertimento superficiale che potesse
controbilanciare l'impatto di quelle immagini. Due aerei che
colpiscono due grattacieli, vere esplosioni, vere vittime, vero odio...
Dire agli spettatori potenziali del film, dirlo sia pure in forma di
trailer, "Vi facciamo riflettere sui vostri incubi", li avrebbe
tenuti ben alla larga dai botteghini.
Trama
È l'anno 1897, lo leggiamo sulla lapide di un bambino morto per
mancanza di medicine. Siamo a Covington, in Pennsylvania, in una
minuscola comunità priva di ogni legame con il mondo, un gruppo di
case circondate dal bosco e dalle creature (chiamate "Those We Do Not
Speak Of", "Coloro di cui non parliamo").
Nessuno ha mai visto le creature, ma tra loro e gli abitanti del paese
vi è un patto che da sempre permette la convivenza pacifica. Il colore
rosso (rosso sangue) le attrae, è il colore proibito, e deve essere
bandito da ogni luogo; il giallo (giallo oro) le respinge, è il colore
del patto di pace. Il giallo è anche il colore del nastro che delimita
i confini del villaggio, e che è proibito oltrepassare.
Gli anziani della comunità mantengono l'ordine e mettono in guardia
i giovani riguardo le creature: esse non devono essere disturbate.
Inoltre non si deve andare nelle città, poiché sono posti traboccanti
di violenza e gente folle.
Il giovane Lucius Hunt, timidissimo, introverso, è uno che pensa molto
e parla solo se ha qualcosa di davvero importante da dire. È convinto
che se potesse andare in città, col benestare degli anziani, potrebbe
migliorare la vita di tutti: potrebbe portare medicine in grado di
salvare vite umane, di guarire Noah Percy (un ragazzo con il cervello
di un bambino piccolo) dal suo stato di semi-demenza. Le creature non
lo toccherebbero, perché vedrebbero la bontà del suo cuore.
Gli anziani negano il permesso.
Oh-oh, mi è sembrato di vedere...
Le creature appaiono come colore riflesso: una inquadratura mostra un
corso d'acqua appena increspato dal vento, all'improvviso l'acqua
si colora del rosso di una figura incappucciata che cammina. Sono ombre
quelle che vediamo, e le ombre sono una rappresentazione del nostro
inconscio. Chi ha una memoria talmente forte da ricordarsi quando ha
scoperto l'esistenza dell'ombra, si ricorda anche di quando ha
scoperto di poterla creare, col proprio corpo o con le mani... ma
questa consapevolezza non gli ha tolto la paura dell'ombra.
È costante poi il suono emesso dalle creature, una sorta di fischio
terribile, che potrebbe essere il loro linguaggio come anche il loro
costante monito.
Una mattina Lucius è occupato a dipingere di giallo i pali che
delimitano i confini. Senza farsi notare, attraversa di proposito i
confini e si avventura nel bosco. Sente, o crede di sentire, un rumore
di rami spezzati, alcuni grugniti, e con la coda dell'occhio nota un
movimento, ma non riesce a vedere le creature. Torna indietro
visibilmente turbato.
La notte seguente le creature cominciano a lanciare avvertimenti:
entrano nel villaggio, debitamente segnalate dai guardiani sulle
torrette, e, mentre tutti si nascondono negli scantinati, marchiano le
porte delle case con segni rossi. Più tardi, nel consiglio del paese,
gli anziani affermano che secondo loro le creature sono state
disturbate. Lucius Hunt in lacrime confessa il suo peccato, ma viene
trattato con una strana benevolenza.
Durante una festa di matrimonio, mentre tutti sono radunati per
festeggiare, le creature attaccano il bestiame: uccidono gli animali e
tolgono loro la pelle, lasciando intatta la carne. È una minaccia
verso la quale anche gli anziani, di solito imperturbabili, provano
sgomento.
No, Pollicino, non si va nel bosco
È facile riconoscere alcune componenti fondamentali della struttura
della favola: viene stabilita una proibizione (un tabù), ed essa è
violata. Vi sono anche i luoghi topici della favola: il villaggio, il
bosco. E, come una citazione inconscia, le creature sembrano lupi o
cinghiali antropomorfi avvolti in un mantello rosso, come Cappuccetto,
o per meglio dire come il lupo travestito da Cappuccetto.
Anche il mostro ha un ombelico
Il fatto che le creature portino un mantello rosso è un colpo di
genio. Il regista ha rivelato che in origine le creature erano state
concepite come animali deformi, e che erano perfette come modellini...
ma ridicole a grandezza "naturale". È stato necessario
l'intervento di un vero e proprio "Creature Designer", figura
professionale esistente nel cinema USA, simile al "Character
Designer" del cinema di animazione giapponese. Questo progettista di
mostri, messo alle strette dal tempo ("there wasn't a whole lot of
room to overthink it", dice nel DVD), ha partorito le creature
avvolte nel mantello rosso da cui spuntavano ossi o aculei.
Questi dettagli pungolano la fantasia dello spettatore: è facile
immaginare una società di creature intelligenti, e non un branco di
animali famelici, con proprie regole, un proprio codice etico, creature
capaci di fabbricare mantelli, di tingerli, di addobbarsi con
decorazioni particolari. Sembra quasi una società umana parallela,
deviata, mutante. E in fondo è così che concepiamo i terroristi: sono
esseri umani, lo erano in origine, e qualcosa li ha trasformati in
mostri; odiano profondamente, ma agiscono in base ad una logica, per
quanto folle e distruttiva; i loro comportamenti derivano da nostri
comportamenti (non entrate nel bosco... nascondete il colore
proibito...).
Ora che siamo adulti e vaccinati le favole non ci spaventano, ma una
delle loro antiche funzioni era proprio quella di terrorizzare. E
questo terrore lo vediamo, concreto, reale, nelle facce e nei gesti di
chi da sempre vive sentendo, vedendo "Those We Don't Speak Of".
Non è forse il nostro stesso terrore di quest'epoca, quello di
subire in qualunque momento la violenza di chi ci odia?
I giovani hanno ideato una prova di coraggio: a turno uno di loro deve
restare su un ceppo di legno, proprio sui confini, voltato di schiena
al bosco, per provocare le creature e per battere il record di
resistenza alla paura. Per quanto possano dire "That's a wives'
tale, it isn't true", "È un racconto da donnette, non è
vero", la fine della prova è sempre una fuga generale.
E per punirti, ammazzo quello che ti vuole sposare!
"The Village" non racconta solo la paura. L'amore è presente,
forte e sotterraneo, di un colore sottile e impalpabile, eppure
riconoscibile.
È amore quello che provano l'uno per l'altra Lucius e Ivy Walker,
figlia del capo del villaggio, cieca ma più abile dei maschi. "You
run like a tomboy", "Corri come un maschiaccio" le dice Lucius, e
lei risponde con un "Thank you". Quando la sorella maggiore di Ivy
è ormai promessa sposa, Ivy rivela a Lucius "I am now free to
receive interest from anyone... who might have interest", "Sono ora
libera di ricevere l'interesse... di chiunque possa essere
interessato". Ciò che non viene detto ha un colore sottile, ma ha
più importanza di qualunque cosa possa essere detta.
È amore quello che Edward Walker e Alice Hunt, madre di Lucius, non
osano confessarsi. "Sometimes we don't do things we want to do, so
that others won't know we want to do them", "A volte non facciamo
ciò che vogliamo, così che gli altri non sappiano che vogliamo
farle", questa è una frase di Ivy che Lucius trova appropriata per i
due anziani. A sua madre Lucius fa notare come Edward eviti il contatto
fisico con lei, e Alice scopre che è davvero così... e non può
trattenere un sorriso. Ciò che non viene fatto ha più importanza di
qualunque altro gesto. Ciò che crediamo di vedere alla luce di una
candela è più affascinante (o terrorizzante) di quello che vediamo in
piena luce.
È amore quello di Noah, demente, infantile, sadico eppure tenero, per
Ivy, amore non ricambiato. Ivy ama Noah, ma come si può amare un
fratellino.
Durante una chacchierata insolita (all'alba, sul porticato di casa),
Ivy provoca Lucius, solo con le parole (la comunità a cui appartengono
è di stampo religioso), chiedendogli se balleranno insieme alla festa
per le loro nozze. Lucius non sopporta che sia lei a prendere
l'iniziativa, ma dopo un lungo giro di parole per nascondere il
sentimento, lo rivela di botto e conferma: sì, Ivy Walker, balleremo
insieme alla nostra festa di nozze.
La mattina dopo tutto il villaggio, Noah compreso, è a conoscenza
della lieta notizia. Per amore Noah va da Lucius e lo accoltella. Butta
il coltello, non sa che fare, lo riprende e accoltella ancora Lucius
crollato a terra. Quindi scappa. Viene ritrovato sulla sedia a dondolo,
sconvolto. Ai genitori pietrificati mostra il colore proibito sulle sue
mani: sangue.
Su, dimmi che colore ho
Ivy, pur essendo cieca, è più forte di tanti altri. Come suo padre,
ha la capacità di indicare la direzione nei momenti in cui tutti
possono solo seguire. È un capo naturale, ed è la speranza del
villaggio. Ivy è in grado di percepire la presenza di alcune persone
sotto forma di colore, e questo in un mondo rappresentato da Shyamalan
solo in bianco, grigio e marrone.
"Some people... give off the tiniest color. It's faint, like a
haze. It's the only thing I ever see in the darkness. Papa has it,
too. Do you wonder what your color is? Well, that I won't tell
you."
"Alcune persone.. emettono un colore quasi impercettibile. È debole,
come una foschia. È l'unica cosa che vedo nell'oscurità. Anche
mio padre ce l'ha. Ti stai chiedendo quale sia il tuo colore. Beh,
non te lo dirò."
Ivy vede ben più lontano degli altri. Sa guidare quando gli altri
sanno solo seguire. Per questo suo padre le rivela il segreto. La porta
in uno dei nascondigli delle creature, o meglio, del costume delle
creature. Sì: il mostro è finto. Gli anziani, a turno, si mascherano
e vanno in giro per i boschi o nel villaggio, per incarnare il terrore.
Ognuno di loro ha avuto un lutto, ognuno di loro ha perso un proprio
caro in città, di morte violenta. Hanno preso la decisione di
nascondersi nel bosco, per vivere senza violenza. Per convincere i
giovani a non lasciare mai il villaggio hanno usato l'arma della
paura.
Il fine giustifica i crudeli mezzi, pensarono gli anziani
Gli anziani hanno ideato un mondo perfetto, una utopia concreta. Però
sapevano benissimo che dovevano costringere i giovani a vivere sempre e
solo in quell'utopia. Lo spirito umano è curioso, esplora, va oltre
i confini. La loro idea è di una crudeltà assoluta perché sopprime
tutto questo. Ma i loro sforzi non hanno tenuto lontana la violenza: la
follia, compagna dell'umanità, si è manifestata in Noah,
uomo-bambino che tutti proteggevano, e lo ha reso assassino. L'utopia
è crollata.
Edward Walker rivela a sua figlia la finzione perché in lei vede il
futuro del villaggio, del loro modo di vivere. Ivy, lei sola, deve
andare in città e tornare con le medicine per guarire Lucius
agonizzante. Lei, per amore. E non deve rivelare a nessuno che loro
sono lì, nascosti in un villaggio inaccessibile nel bosco.
Qui la giustificazione è razionale solo in apparenza: in una scena
precedente alla rivelazione, Tabitha ricorda ad Edward che tutti gli
anziani, lui compreso, sono sotto giuramento: "YOU have taken the
oath, you and the rest of the elders", "TU hai giurato, tu e gli
altri anziani". Edward sorride, come se avesse già in mente la
soluzione: mandare in città chi non ha giurato, sua figlia.
In realtà, il codice delle favole (e delle narrazioni classiche
posteriori da essa derivate) dice che l'eroe deve affrontare il
viaggio, e solo lui. Il re è sempre vittima di un qualche incantesimo,
giuramento, impedimento, mentre il principe è libero di andare
incontro alla sorte.