Discussione:
Anche il mostro ha un ombelico - The Village, i colori delle emozioni (contiene SPOILER)
(troppo vecchio per rispondere)
Grenar
2005-09-16 16:05:07 UTC
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Estratto dall'articolo presente su www.grenar.info

Area Tematica Colori
Anche il mostro ha un ombelico
"The Village", i colori delle emozioni
© 2005 Grenar (www.grenar.info)

Che colore ha la paura?

Il regista M. Night Shyamalan ha diretto il film "The Village" nel
2004. Gli argomenti e la trama paiono derivare direttamente dagli
eventi tragici dell'11 settembre 2001, come un ragionamento in forma
di sogno. Shyamalan ha scelto di parlare, con una trama che sembra
narrare tutt'altro (sistema usuale per lui), dell'amore e della
paura, del timore e dell'isolamento, di ciò che teniamo dentro e di
ciò che è là fuori, mostri veri e illusori.
In questo articolo mi è obbligatorio rivelare parte della trama,
ovvero fare uno SPOILER. Se volete godervi il film, non leggete oltre.

Sì, Night, ma... dove sono gli zombie?

La presentazione del film, alquanto chiassosa e commerciale, ha creato
false aspettative: "The Village" non è un film "di paura", è
un film sulla paura. Mente allo spettatore, sin dalla prima
inquadratura (la tomba del bambino ha una data fasulla), ma parla anche
della menzogna, ne fa un oggetto di acuta riflessione.
Sul motivo profondo, inconscio, che ha portato a questa travisazione di
contenuti, posso fare ipotesi: vari osservatori hanno rilevato come,
non solo negli USA ma un po' in tutto il mondo, vi sia stato un
disimpegno nell'industria del cinema (e non solo), un tentativo di
evasione, una ricerca di divertimento superficiale che potesse
controbilanciare l'impatto di quelle immagini. Due aerei che
colpiscono due grattacieli, vere esplosioni, vere vittime, vero odio...
Dire agli spettatori potenziali del film, dirlo sia pure in forma di
trailer, "Vi facciamo riflettere sui vostri incubi", li avrebbe
tenuti ben alla larga dai botteghini.

Trama

È l'anno 1897, lo leggiamo sulla lapide di un bambino morto per
mancanza di medicine. Siamo a Covington, in Pennsylvania, in una
minuscola comunità priva di ogni legame con il mondo, un gruppo di
case circondate dal bosco e dalle creature (chiamate "Those We Do Not
Speak Of", "Coloro di cui non parliamo").
Nessuno ha mai visto le creature, ma tra loro e gli abitanti del paese
vi è un patto che da sempre permette la convivenza pacifica. Il colore
rosso (rosso sangue) le attrae, è il colore proibito, e deve essere
bandito da ogni luogo; il giallo (giallo oro) le respinge, è il colore
del patto di pace. Il giallo è anche il colore del nastro che delimita
i confini del villaggio, e che è proibito oltrepassare.
Gli anziani della comunità mantengono l'ordine e mettono in guardia
i giovani riguardo le creature: esse non devono essere disturbate.
Inoltre non si deve andare nelle città, poiché sono posti traboccanti
di violenza e gente folle.
Il giovane Lucius Hunt, timidissimo, introverso, è uno che pensa molto
e parla solo se ha qualcosa di davvero importante da dire. È convinto
che se potesse andare in città, col benestare degli anziani, potrebbe
migliorare la vita di tutti: potrebbe portare medicine in grado di
salvare vite umane, di guarire Noah Percy (un ragazzo con il cervello
di un bambino piccolo) dal suo stato di semi-demenza. Le creature non
lo toccherebbero, perché vedrebbero la bontà del suo cuore.
Gli anziani negano il permesso.

Oh-oh, mi è sembrato di vedere...

Le creature appaiono come colore riflesso: una inquadratura mostra un
corso d'acqua appena increspato dal vento, all'improvviso l'acqua
si colora del rosso di una figura incappucciata che cammina. Sono ombre
quelle che vediamo, e le ombre sono una rappresentazione del nostro
inconscio. Chi ha una memoria talmente forte da ricordarsi quando ha
scoperto l'esistenza dell'ombra, si ricorda anche di quando ha
scoperto di poterla creare, col proprio corpo o con le mani... ma
questa consapevolezza non gli ha tolto la paura dell'ombra.
È costante poi il suono emesso dalle creature, una sorta di fischio
terribile, che potrebbe essere il loro linguaggio come anche il loro
costante monito.
Una mattina Lucius è occupato a dipingere di giallo i pali che
delimitano i confini. Senza farsi notare, attraversa di proposito i
confini e si avventura nel bosco. Sente, o crede di sentire, un rumore
di rami spezzati, alcuni grugniti, e con la coda dell'occhio nota un
movimento, ma non riesce a vedere le creature. Torna indietro
visibilmente turbato.
La notte seguente le creature cominciano a lanciare avvertimenti:
entrano nel villaggio, debitamente segnalate dai guardiani sulle
torrette, e, mentre tutti si nascondono negli scantinati, marchiano le
porte delle case con segni rossi. Più tardi, nel consiglio del paese,
gli anziani affermano che secondo loro le creature sono state
disturbate. Lucius Hunt in lacrime confessa il suo peccato, ma viene
trattato con una strana benevolenza.
Durante una festa di matrimonio, mentre tutti sono radunati per
festeggiare, le creature attaccano il bestiame: uccidono gli animali e
tolgono loro la pelle, lasciando intatta la carne. È una minaccia
verso la quale anche gli anziani, di solito imperturbabili, provano
sgomento.

No, Pollicino, non si va nel bosco

È facile riconoscere alcune componenti fondamentali della struttura
della favola: viene stabilita una proibizione (un tabù), ed essa è
violata. Vi sono anche i luoghi topici della favola: il villaggio, il
bosco. E, come una citazione inconscia, le creature sembrano lupi o
cinghiali antropomorfi avvolti in un mantello rosso, come Cappuccetto,
o per meglio dire come il lupo travestito da Cappuccetto.

Anche il mostro ha un ombelico

Il fatto che le creature portino un mantello rosso è un colpo di
genio. Il regista ha rivelato che in origine le creature erano state
concepite come animali deformi, e che erano perfette come modellini...
ma ridicole a grandezza "naturale". È stato necessario
l'intervento di un vero e proprio "Creature Designer", figura
professionale esistente nel cinema USA, simile al "Character
Designer" del cinema di animazione giapponese. Questo progettista di
mostri, messo alle strette dal tempo ("there wasn't a whole lot of
room to overthink it", dice nel DVD), ha partorito le creature
avvolte nel mantello rosso da cui spuntavano ossi o aculei.
Questi dettagli pungolano la fantasia dello spettatore: è facile
immaginare una società di creature intelligenti, e non un branco di
animali famelici, con proprie regole, un proprio codice etico, creature
capaci di fabbricare mantelli, di tingerli, di addobbarsi con
decorazioni particolari. Sembra quasi una società umana parallela,
deviata, mutante. E in fondo è così che concepiamo i terroristi: sono
esseri umani, lo erano in origine, e qualcosa li ha trasformati in
mostri; odiano profondamente, ma agiscono in base ad una logica, per
quanto folle e distruttiva; i loro comportamenti derivano da nostri
comportamenti (non entrate nel bosco... nascondete il colore
proibito...).
Ora che siamo adulti e vaccinati le favole non ci spaventano, ma una
delle loro antiche funzioni era proprio quella di terrorizzare. E
questo terrore lo vediamo, concreto, reale, nelle facce e nei gesti di
chi da sempre vive sentendo, vedendo "Those We Don't Speak Of".
Non è forse il nostro stesso terrore di quest'epoca, quello di
subire in qualunque momento la violenza di chi ci odia?
I giovani hanno ideato una prova di coraggio: a turno uno di loro deve
restare su un ceppo di legno, proprio sui confini, voltato di schiena
al bosco, per provocare le creature e per battere il record di
resistenza alla paura. Per quanto possano dire "That's a wives'
tale, it isn't true", "È un racconto da donnette, non è
vero", la fine della prova è sempre una fuga generale.

E per punirti, ammazzo quello che ti vuole sposare!

"The Village" non racconta solo la paura. L'amore è presente,
forte e sotterraneo, di un colore sottile e impalpabile, eppure
riconoscibile.
È amore quello che provano l'uno per l'altra Lucius e Ivy Walker,
figlia del capo del villaggio, cieca ma più abile dei maschi. "You
run like a tomboy", "Corri come un maschiaccio" le dice Lucius, e
lei risponde con un "Thank you". Quando la sorella maggiore di Ivy
è ormai promessa sposa, Ivy rivela a Lucius "I am now free to
receive interest from anyone... who might have interest", "Sono ora
libera di ricevere l'interesse... di chiunque possa essere
interessato". Ciò che non viene detto ha un colore sottile, ma ha
più importanza di qualunque cosa possa essere detta.
È amore quello che Edward Walker e Alice Hunt, madre di Lucius, non
osano confessarsi. "Sometimes we don't do things we want to do, so
that others won't know we want to do them", "A volte non facciamo
ciò che vogliamo, così che gli altri non sappiano che vogliamo
farle", questa è una frase di Ivy che Lucius trova appropriata per i
due anziani. A sua madre Lucius fa notare come Edward eviti il contatto
fisico con lei, e Alice scopre che è davvero così... e non può
trattenere un sorriso. Ciò che non viene fatto ha più importanza di
qualunque altro gesto. Ciò che crediamo di vedere alla luce di una
candela è più affascinante (o terrorizzante) di quello che vediamo in
piena luce.
È amore quello di Noah, demente, infantile, sadico eppure tenero, per
Ivy, amore non ricambiato. Ivy ama Noah, ma come si può amare un
fratellino.
Durante una chacchierata insolita (all'alba, sul porticato di casa),
Ivy provoca Lucius, solo con le parole (la comunità a cui appartengono
è di stampo religioso), chiedendogli se balleranno insieme alla festa
per le loro nozze. Lucius non sopporta che sia lei a prendere
l'iniziativa, ma dopo un lungo giro di parole per nascondere il
sentimento, lo rivela di botto e conferma: sì, Ivy Walker, balleremo
insieme alla nostra festa di nozze.
La mattina dopo tutto il villaggio, Noah compreso, è a conoscenza
della lieta notizia. Per amore Noah va da Lucius e lo accoltella. Butta
il coltello, non sa che fare, lo riprende e accoltella ancora Lucius
crollato a terra. Quindi scappa. Viene ritrovato sulla sedia a dondolo,
sconvolto. Ai genitori pietrificati mostra il colore proibito sulle sue
mani: sangue.

Su, dimmi che colore ho

Ivy, pur essendo cieca, è più forte di tanti altri. Come suo padre,
ha la capacità di indicare la direzione nei momenti in cui tutti
possono solo seguire. È un capo naturale, ed è la speranza del
villaggio. Ivy è in grado di percepire la presenza di alcune persone
sotto forma di colore, e questo in un mondo rappresentato da Shyamalan
solo in bianco, grigio e marrone.
"Some people... give off the tiniest color. It's faint, like a
haze. It's the only thing I ever see in the darkness. Papa has it,
too. Do you wonder what your color is? Well, that I won't tell
you."
"Alcune persone.. emettono un colore quasi impercettibile. È debole,
come una foschia. È l'unica cosa che vedo nell'oscurità. Anche
mio padre ce l'ha. Ti stai chiedendo quale sia il tuo colore. Beh,
non te lo dirò."
Ivy vede ben più lontano degli altri. Sa guidare quando gli altri
sanno solo seguire. Per questo suo padre le rivela il segreto. La porta
in uno dei nascondigli delle creature, o meglio, del costume delle
creature. Sì: il mostro è finto. Gli anziani, a turno, si mascherano
e vanno in giro per i boschi o nel villaggio, per incarnare il terrore.
Ognuno di loro ha avuto un lutto, ognuno di loro ha perso un proprio
caro in città, di morte violenta. Hanno preso la decisione di
nascondersi nel bosco, per vivere senza violenza. Per convincere i
giovani a non lasciare mai il villaggio hanno usato l'arma della
paura.

Il fine giustifica i crudeli mezzi, pensarono gli anziani

Gli anziani hanno ideato un mondo perfetto, una utopia concreta. Però
sapevano benissimo che dovevano costringere i giovani a vivere sempre e
solo in quell'utopia. Lo spirito umano è curioso, esplora, va oltre
i confini. La loro idea è di una crudeltà assoluta perché sopprime
tutto questo. Ma i loro sforzi non hanno tenuto lontana la violenza: la
follia, compagna dell'umanità, si è manifestata in Noah,
uomo-bambino che tutti proteggevano, e lo ha reso assassino. L'utopia
è crollata.
Edward Walker rivela a sua figlia la finzione perché in lei vede il
futuro del villaggio, del loro modo di vivere. Ivy, lei sola, deve
andare in città e tornare con le medicine per guarire Lucius
agonizzante. Lei, per amore. E non deve rivelare a nessuno che loro
sono lì, nascosti in un villaggio inaccessibile nel bosco.
Qui la giustificazione è razionale solo in apparenza: in una scena
precedente alla rivelazione, Tabitha ricorda ad Edward che tutti gli
anziani, lui compreso, sono sotto giuramento: "YOU have taken the
oath, you and the rest of the elders", "TU hai giurato, tu e gli
altri anziani". Edward sorride, come se avesse già in mente la
soluzione: mandare in città chi non ha giurato, sua figlia.
In realtà, il codice delle favole (e delle narrazioni classiche
posteriori da essa derivate) dice che l'eroe deve affrontare il
viaggio, e solo lui. Il re è sempre vittima di un qualche incantesimo,
giuramento, impedimento, mentre il principe è libero di andare
incontro alla sorte.
maitre Aliboron
2005-09-16 16:16:25 UTC
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Post by Grenar
Il regista M. Night Shyamalan ha diretto il film "The Village" nel
2004...
Non era stato sparso abbondante sangue? Ricominciamo?
--
maitre Aliboron
Grenar
2005-09-16 16:48:54 UTC
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Seguito dell'articolo


Lasciati inghiottire, bimba, quando esci ti spiego...

Nello svelamento della finzione incontriamo un altro elemento della
favola, anch'esso spostato nel dominio della ragione: il finto
mostro, che viene fatto toccare all'eroe, spiegato nella sua genesi.
Sappiamo che, negli antichi riti di iniziazione, il giovane destinato
ad entrare nel mondo degli adulti doveva passare attraverso un animale
totemico, una finta creatura mostruosa che, letteralmente, lo
inghiottiva. Era una prova da superare. Solo così il giovane poteva
morire, ovvero lasciare la sua vita legata alle donne della tribù, ed
entrare nel mondo degli uomini. Il mostro trasfigurava il giovane,
rappresentava il passaggio tra due mondi, ed era reale, molto reale,
per tutti coloro che non erano ancora stati inghiottiti. Anche in
quelle società, come in quella di Covington, vi era una specie di
complotto degli anziani per mantenere il segreto.
Razionale è l'allontanamento dell'eroe in conseguenza della
violazione: bisogna salvare una vita umana, e con essa il futuro del
villaggio.
Razionale è il motivo dell'allontanamento: l'amore. "If he
dies... all that is life to me will die", afferma Ivy.
Razionale è l'oggetto magico secondario che viene dato all'eroe:
un sacchetto di pietre magiche. Ivy sa benissimo che non servono a
nulla, perché non vi è nulla da cui difendersi; ma esse servono a
convincere i due ragazzi che la scortano ad accompagnarla sin dove è
loro possibile. Uno molla subito, l'altro abbandona dopo una notte di
pioggia nel bosco.
Secondario perché in realtà un oggetto magico autentico Ivy lo porta
sempre con sé, ed è il suo bastone: simbolo di guida, di potere,
simbolo fallico, eppure mascherato dalla necessità di realismo di
questa storia. È il bastone a permetterle di sentire la strada, al
villaggio come nel bosco; è il bastone a tirarla fuori dalla pozza di
fango in cui ad un tratto scivola e rischia di rimanere intrappolata.
Quel bastone viene abbandonato (ha ormai svolto il suo ruolo di oggetto
magico) quando Ivy raggiunge il muro di cinta.

Vado, scavalco il muro e torno

Ma non tutto fila liscio. Ci siamo dimenticati del malvagio. Noah
Percy. L'unico a ridere delle creature, dei loro orrendi fischi,
l'unico ad accoglierle schiamazzando come se si trattasse di un
gioco. In effetti aveva scambiato tutto per un gioco: scoperta una
delle maschere, l'aveva indossata per compiere i massacri di animali
che avevano turbato il villaggio. Il suo sadismo è privo di coscienza:
è un demente, per quanta tenerezza possa ispirare.
Riprendiamo le redini del racconto: Ivy è nel bosco, sola, abbandonata
dalla sua scorta. Cade nella pozza ma il bastone la salva. Sa che il
suo mantello giallo è coperto dal fango, quindi sa che non ha difese.
Le è stato rivelato che le creature non esistono, ma una vita di
condizionamenti e pressioni non può essere soppressa così facilmente.
Ivy cerca disperatamente di togliersi il fango di dosso per recuperare
il colore sicuro.
Appare una creatura avvolta nel mantello rosso, e per un attimo sembra
che il razionale si infranga come uno schermo di cristallo: erano
finzioni, erano leggende lette da Edward in un libro di storia che
parlava di questi boschi... La creatura aggredisce Ivy, ma lei riesce
ad ingannarla e a spingerla nello stesso fosso in cui era caduta poco
prima.
Il mostro trova la morte, e lo vediamo in faccia mentre abbandona la
vita: era Noah Percy, mascherato per l'ultima volta.

Ah, nonna, nel frattempo uccido il lupo

La morte di Noah è quasi dipinta: il regista usa un tocco pittorico
nel rappresentare Noah accartocciato su sé stesso, come il Lupo
mascherato da Cappuccetto Rosso di molte illustrazioni di favole,
immobile a parte il tremolìo delle labbra. Il Lupo ucciso, sconfitto,
squarciato dai suoi stessi aculei.
Quando ho visto il film per la prima volta, i commenti sarcastici del
pubblico si sono sprecati: il mostro è Babbo Natale, il lupo cattivo
c'è, e chi sarà la porcellina?
Ho dovuto comprendere queste reazioni, provenivano da spettatori
ingannati dalla promozione del film. Essi volevano essere spaventati
dagli effetti speciali e magari da una musica rumorosa; non avevano
capito che un mostro con cui fino a poco prima stavamo giocando a
rincorrerci è più facile da incontrare di uno zombie o di un orchetto
tolkeniano.
C'è una sottigliezza nella scena dell'aggressione. Ivy viene
assalita una prima volta da Noah-Creatura avvolto nel mantello, ma non
subisce alcun danno. È come se la creatura stesse giocando con lei,
proprio come faceva Noah al villaggio ("giochiamo a prenderci"). Una
ragazza così intelligente, pur se in una situazione di tensione
estrema, dovrebbe pensare... e capire al volo che si tratta di Noah
travestito.
Ma di questo non abbiamo la certezza; da qui deriva la doppia
interpretazione (Ivy sa; Ivy non sa) e il fascino della scena della
morte di Noah-Creatura. Ucciso da Ivy perché pazzo, e perché
assassino del suo amato Lucius? Ucciso solo per autodifesa, perché
creduto mostro?
Forse qui il colore narrativo è stato creato involontariamente, ma
quanto è bella questa sfumatura!
E c'è di più ancora. In una delle scene tagliate (presenti sul
DVD), Ivy incappa in un altro dei trucchi usati dagli anziani per
mantenere il controllo con la paura: il forte vento invernale soffia
dentro flauti artigianali appesi ai rami degli alberi, e provoca i
rumori che per tanto tempo hanno tenuto nel terrore il villaggio. Ivy
non può accorgersi del trucco, ha altri doni ma non la vista.
Il regista fa capire, parlando di questa scena, che essa
cronologicamente seguiva quella della morte di Noah-Creatura: "all the
stuff happened, one more thing happens".
Siamo in presenza di una sottrazione che aumenta il significato
narrativo. Non è una contraddizione: è tra le regole del narrare.

Dall'altra parte della favola

Ivy trova il sentiero indicato dal padre. Raggiunge un muro, si
arrampica sull'edera (Ivy in inglese vuol dire proprio edera!) e
viene intercettata da... un guardiano di pattuglia in auto. Il
razionale si infrange ancora, ma solo per lasciare il posto ad un altro
razionale, la spiegazione di tanti misteri: non siamo nel 1897 ma ai
giorni nostri, e gli anziani sono persone alle quali la città ha tolto
i propri cari, uccisi nei modi più raccapriccianti e privi di senso.
Quel villaggio è una loro invenzione. Edward Walker, professore di
storia, con l'eredità del padre agente di borsa ha comprato una
riserva naturale e vi ha nascosto il villaggio.
Quando viene svelato il mistero delle scatole nere, ovvero che non
siamo nel 1897 ma ai giorni nostri, Edward Walker e Tabitha osservano
una fotografia in cui tutti gli anziani del villaggio sono riuniti
davanti a un edificio, un consultorio; dai vestiti sembra una foto del
1980. Alice Hunt ha in braccio un neonato, il piccolo Lucius: quasi a
dire che l'attrazione che Lucius provava per l'esterno dipendesse
dal fatto che fosse nato in città e non nel villaggio.
Il guardiano che ha soccorso Ivy, colpito dall'aspetto insolito della
ragazza, dal suo linguaggio, dalla sua bellezza pura, decide di
aiutarla: ruba medicinali e glieli affida. Capiamo di essere usciti
dalla favola solo in apparenza, perché quello del guardiano non è
altro che il ruolo del Donatore: nelle favole è spesso presente un
donatore, che per un motivo qualsiasi dona un oggetto magico all'eroe
(qui sono le medicine).
Ivy scavalca ancora il muro. Non sappiamo se abbia capito la seconda
incredibile finzione, ma la vediamo tornare per salvare la vita
all'uomo che ama.

Vissero felici e contenti, ma per quanto?

La favola è conclusa: l'eroe ha avuto la meglio sul mostro. Ma il
vero mostro, l'oggetto segreto di tutta la storia che Shyamalan ci ha
raccontato, è la paura.
La paura ha portato gli anziani a nascondersi in una utopia di vita
tranquilla, non violenta. La paura ha impedito ai giovani di scoprire
la verità. Lo scemo del villaggio ha portato la morte. La paura era il
vero mostro, ed è stata sconfitta: da Ivy con il suo viaggio verso
l'ignoto; dal padre che l'ha lasciata andare; da noi spettatori,
forse, che abbiamo avuto modo di riflettere sulla nostra paura del
mondo vedendone uno imprigionato in una boccia di vetro. Quel mondo non
è affatto protetto: il male c'è, la violenza irrazionale è
insopprimibile. Si può credere che sia possibile vivere in pace, ma
solo fino al momento in cui le nostre finzioni, su cui abbiamo fondato
le nostre false certezze, crolleranno.
Il dolore è inevitabile, dice l'anziano del villaggio che ha visto
morire il proprio figlio a sette anni. Dovunque andiamo, ci raggiunge.
Bisogna solo accettarlo.

Simbolismo cromatico

Il colore proibito è il rosso, simbolo del sangue, come delle passioni
violente. La comunità del villaggio è religiosa, ma non in stile
Amish, la religione sembra essere parte dell'atmosfera; il capo del
villaggio, Edward Walker, ripete più volte a tavola: "We are
grateful for the time we have been given", "Siamo grati per il
tempo che ci è stato dato". Grati a chi? Le preghiere non tirano in
ballo Dio, gli abitanti del villaggio lo nominano solo nelle
interiezioni: "Oh my God!".
Durante il viaggio di Ivy nel bosco, dopo la caduta nella pozza di
fango e prima dell'assalto di Noah-Creatura, Ivy si trova circondata
da fiori rossi. Non li può vedere, ma il suo sgomento è visibile.
Azzardo una interpretazione psicanalitica. Questa scena può voler
significare che il rito di passaggio è compiuto o sta per compiersi.
In alcuni riti antichi, il giovane inghiottito dal mostro veniva
tatuato o circonciso, o subiva altre modifiche permanenti al proprio
corpo. Qui l'eroe è donna in età da marito, anzi stava proprio per
sposarsi: quei fiori rossi e il suo sgomento potrebbero indicare la
prima mestruazione o il primo rapporto sessuale, anch'essa una
modifica permanente.
Il colore sicuro ("the safe color") è il giallo. Un giallo un
po' scuro, che può indicare l'oro, inesistente nel villaggio
utopico, l'oro inteso come brama di ricchezza. Ma i parenti dei
fondatori del villaggio sono stati ammazzati proprio per la brama di
ricchezza. Qui il significato simbolico viene invertito (nessuna
novità, i simboli si prestano a ciò). Sono possibili altre
interpretazioni: il giallo è la codardia (chi rifiuta il mondo, per
quanto crudele e folle possa apparirgli, è un codardo); il giallo è
la serenità (nella scena del matrimonio della sorella di Ivy, il
colore dominante è il giallo delle candele e degli abiti).
Il colore dei segreti è il nero. Le scatole che ogni anziano nasconde
in casa, e che contengono ricordi del passato, sono nere, e vengono
mostrate ai giovani solo quando è buio.
Infine, Ivy ha gli occhi blu. Espediente per rendere credibile la sua
cecità, ma anche simbolismo per rendere evidente la serenità che
risiede in questo personaggio.

Il colore dei nomi

Il colore è contenuto ovunque. Anche i nomi ne hanno uno; quasi tutti
i nomi hanno significati multipli e intrecciabili tra loro, come
d'altra parte i simboli.
Azzardo ancora una interpretazione, non solo psicanalitica, dei nomi
più significativi. Per l'indagine ho usato l'ottimo Penguin
English Dictionary, l'ottimo Google (che è tale se lo si sa usare),
i gruppi di discussione (da cui ho attinto alcune interpretazioni), e
il mio banalissimo buon senso.

Ivy Walker

Ivy = "evergreen climbing plant", una pianta sempreverde che cresce
arrampicandosi, ovvero l'edera. Verso la fine del film, la
protagonista scavalca il muro di cinta della riserva arrampicandosi su
di un'edera. Nel linguaggio di fiori e piante l'edera è simbolo di
fedeltà, tenacia, amore duraturo. Una vecchia canzone d'amore
italiana diceva: "Son qua, avvinta come l'edera...".

Lucius Hunt

Per chi parla una lingua neolatina il significato è ovvio: Lucius =
luminoso, lucente, puro. Di striscio notiamo che Ivy porta il nome di
una pianta, e le piante non crescono senza luce, quindi amano la luce.
Hunt = caccia, ricerca (della verità, della luce).

Covington

Molte possibili origini. Cove = piccola baia, insenatura, o riparo di
montagna, quindi città-covo. Cove = "fellow, chap", ovvero
compagno (di college, di stanza). In quest'ultimo significato si può
vedere la complicità che ha portato i fondatori di Covington a
rinchiudersi nella riserva e che li lega anche in seguito. Cover =
coperta, riparo, rifugio. To cover = proteggere.

Edward Walker

Walker = colui che cammina. Un peripatetico, o comunque uno che medita.
Walker = "trainer of young hoods", allenatore di giovani segugi. E,
di rimando, Hound = "dog that hunts by scent", cane che caccia
basandosi sul fiuto. La giovane Ivy è cieca, quindi deve affidarsi
agli altri sensi, tra cui il fiuto, che può essere inteso come
intuito.
Da notare che anche Ivy, figlia di Edward, è una Walker, anche lei
cammina...

Noah Percy

Noah = Noè. Ricordiamo due attributi di Noè: veniva preso per pazzo
per via del suo mettere in guardia sul diluvio universale, e amava
ubriacarsi, ovvero dimenticare di avere una ragione. Tuttavia Noè
salvò gli animali, Noah li uccide. Ma proprietà dei simboli è quella
di essere rovesciabili.
Percy = Percival o Parsifal, il cavaliere di cui parlano le leggende
sul Graal, definito anche "il puro folle". Da "Pierce the
veil", forare il velo. Noah è l'unico a sapere del trucco degli
anziani, quindi è l'unico ad aver bucato il velo di menzogne.

Quindi, nomen omen, come nella tradizione classica, ma anche indizio
per spettatori detective. E, di sicuro, colore narrativo.

Il colore del linguaggio

Spettatori di madrelingua inglese hanno osservato una sottigliezza che
nel doppiaggio è andata quasi del tutto perduta. Gli adulti parlano
una lingua farraginosa, quasi artificiale, e in genere parlano
lentamente. Sembra che sia una lingua appresa, se non inventata (e nel
finale si scopre che è proprio così, Edward Walker era un insegnante
di storia e viveva nel nostro presente). I giovani parlano velocemente
e le loro frasi sembrano più naturali, per quanto ben riconoscibili
come forme arcaiche della lingua inglese.

Il regista si diverte così

Dare ai personaggi un significato legato al loro destino, o al loro
compito, è un divertimento a cui Shyamalan si è già dedicato nei
film precedenti. Vediamo come, senza addentrarci in spiegazioni che
potrebbero rovinare a qualche lettore la visione dei film.

The Sixth Sense

Malcolm Crowe. Crowe = large black bird of genus Corvus. Il corvo e la
cornacchia (stessa famiglia, dimensioni diverse) sono animali legati
all'aldilà. Basti ricordare il poema di E.A. Poe "The Raven", o
la più recente trasposizione cinematografica del film "The Crow".
Cole Sear. Cole = cavolo. Un bambino che crede che i bambini nascano
sotto i cavoli, quindi innocente, più dei suoi coetanei. Sear =
asciugarsi, disseccare, indurire. L'eroe che diventa più forte, o
l'eroe che "asciuga" i problemi dei morti, facendo sparire gli
uni e gli altri.

Unbreakable

David Dunn. Dun = bruno grigiastro (come la vita del protagonista).
David richiama, sin troppo ovvio, il Davide biblico.
Elijah Price. Elia, profeta biblico, sembra proprio vedere in Davide
l'uomo capace di salvare l'umanità; ma per questa sua profezia
deve pagare un prezzo, Price (il finale vede questo personaggio... no,
non lo dico).
AP
2005-09-17 06:56:27 UTC
Permalink
Post by Grenar
Percy = Percival o Parsifal, il cavaliere di cui parlano le leggende
sul Graal, definito anche "il puro folle".
Prego?
endrix
2005-09-17 07:28:03 UTC
Permalink
Post by AP
Post by Grenar
Percy = Percival o Parsifal, il cavaliere di cui parlano le leggende
sul Graal, definito anche "il puro folle".
Prego?
davvero ignoravi che il tuo cognome, secondo una consolidata etimologia
indiana, significa il folle puro?
--
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AP
2005-09-17 21:59:41 UTC
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Post by endrix
Post by AP
Post by Grenar
Percy = Percival o Parsifal, il cavaliere di cui parlano le leggende
sul Graal, definito anche "il puro folle".
Prego?
davvero ignoravi che il tuo cognome, secondo una consolidata etimologia
indiana, significa il folle puro?
No, e cerca di portare dati consistenti.
--
Boris: I cattivi, per inciso, sono gli uni e gli altri.
Gretel
2005-09-18 07:47:07 UTC
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"AP" ha scritto
Post by AP
Post by endrix
Post by AP
Post by Grenar
Percy = Percival o Parsifal, il cavaliere di cui parlano le leggende
sul Graal, definito anche "il puro folle".
Prego?
davvero ignoravi che il tuo cognome, secondo una consolidata etimologia
indiana, significa il folle puro?
No, e cerca di portare dati consistenti.
http://www.delteatro.it/hdoc/result_opera.asp?idopera=2272

"secondo una discutibile etimologia indiana che Wagner fa sua....."
AP
2005-09-18 07:54:58 UTC
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Post by Gretel
Post by AP
No, e cerca di portare dati consistenti.
http://www.delteatro.it/hdoc/result_opera.asp?idopera=2272
"secondo una discutibile etimologia indiana che Wagner fa sua....."
:-)
--
Boris: I cattivi, per inciso, sono gli uni e gli altri.
AP
2005-09-16 22:49:05 UTC
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Post by Grenar
l regista M. Night Shyamalan ha diretto il film "The Village" nel
2004. Gli argomenti e la trama paiono derivare direttamente dagli
eventi tragici dell'11 settembre 2001
LOL
--
Boris: I cattivi, per inciso, sono gli uni e gli altri.
Holden
2005-09-19 10:25:56 UTC
Permalink
Post by Grenar
l regista M. Night Shyamalan ha diretto il film "The Village" nel
2004. Gli argomenti e la trama paiono derivare direttamente dagli
eventi tragici dell'11 settembre 2001
LOL
sempre per la serie "che palle"...
--
Holden, "lo Stanley Kubrick dei tacchinatori" (copyright GAbriele)
http://www.iaciners.org (e holden è la mia email)

"io vorrei fare il professore di ginnastica in una scuola
dove non c'e' la palestra" (d. falco)
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