Diddl
2006-04-19 11:42:50 UTC
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"Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo
quando ero presente, ma molto più ora che sono
lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e
tremore" recita l'iscrizione celebrativa posta sulla
tomba di Emily Rose (epitaffio scelto da padre Moore
dalla Lettera ai Filippesi, capitolo 2 versetto 12).
Emily Rose nella finzione, mentre nella realtà a
morire davvero è stata l'altrettanto bella (ho visto
una sua foto) Anneliese Michel, il primo giorno di
luglio del 1976; aveva solo 23 anni e pesava solo 32
chilogrammi, leggera come gli impalpabili passi della
morte e come la leggerezza che ha permesso che ciò
accadesse: genitori ed autori dei sessantasette (!)
esorcismi cui la poveretta fu sottoposta furono
condannati a sei mesi di carcere dalla Legge degli
uomini, invece la Legge di Dio si "limitò" a prederne
le distanze considerando la ragazza bavarese
effettivamente malata e non indemoniata.
"The Exorcism of Emily Rose", diretto da uno che con
"Hellraiser V - Inferno" (2000) aveva già dimostrato di
saperci fare con l'horror, smonta i fatti così
com'erano avvenuti per montare un qualcosa di
completamente diverso, consegnandoci un film non
tanto che neghi l'esistenza di Dio ma quanto ateo nei
confronti di chi, gli uomini chiamati a parlarci di
Lui, dovrebbero fare da tramite perché la nostra
anima trovi la salvezza eterna; infatti, Derrickson dà
la maschera del vero cattivo a due "entità" - i sei
demoni che consumano Emily (partendo dalla sua
dignità di essere umano) sono intesi più che altro
come una loro macabra e agghiacciante proiezione che
avviene nell'oscurità e nel silenzio colpevole tipici
della natura dell'uomo - Campbell Scott nelle vesti
di avvocato "misericordioso" dell'accusa che per il
"bene" della collettività che rappresenta vorrebbe
far condannare padre Moore a dodici mesi di carcere e
la stessa Chiesa (o meglio la parte "malata" di essa
che ci è sempre stata e sempre ci sarà) che preferisce
far condannare padre Moore purché i suoi uomini
ecclesiastici non siano insediati dall'imbarazzo
suscitato da quella tragedia impossibile da
scongiurare, così come lo è stata la morte di Cristo
necessaria perché le nostre colpe fossero azzerate
dal suo altissimo sacrificio (dandoci la possibilità di
costruire giorno vissuto dopo giorno vissuto la
salvezza dell'anima insediata dall'estrema
deteriorabilità della carne che la sorregge quando
siamo in vita).
In questo film non è tanto importante sapere se padre
Moore sarà o meno punito dalla giuria del processo
che lo vede come unico imputato della lunghissima e
anche per questo dolorosissima sofferenza che ha
portato la credente e dolce Emily Rose a una
terribile dipartita dalla vita terrena, neppure
conoscere la sua storia come ci dice lo stesso prete
per dare adito allo spettacolo dell'esorcismo di fare
il suo corso terrorizzandoci e angosciandoci come
neppure l'indemoniata Regan MacNeil di William
Friedkin ("L'esorcista", quando gli effetti speciali
del 1973 non erano paurosi come quelli di oggi)
riuscirebbe a fare a una nuova visione "moderna",
piuttosto l'interesse maggiore ha edificato la sua
residenza tra la pelle del personaggio meglio
definito di tutti (nulla togliendo alla notevole
performance recitativa della bella Jennifer
Carpenter), Erin Bruner: la sua sincera conversione,
dal difendere per poi far liberare gli assassini per
farsi pubblicità (e quindi un nome) al rifiuto
dell'avanzamento in carriera per non negare a un
uomo innocente il diritto alla libertà, rispecchia a
pieno il testamento spirituale di Emily, dove scorre
impetuoso il sangue santo del suo sacrificio ("L'uomo
saprà che il demonio esiste e che Dio non è morto. Il
bene trionferà sul male"); lo spettatore, ovviamente
se credente, è invitato a imparare il suo estremo
insegnamento.
Voto: 7.5 (in coscienza mi sento di sconsigliarne la
visione ai bambini).
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"Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo
quando ero presente, ma molto più ora che sono
lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e
tremore" recita l'iscrizione celebrativa posta sulla
tomba di Emily Rose (epitaffio scelto da padre Moore
dalla Lettera ai Filippesi, capitolo 2 versetto 12).
Emily Rose nella finzione, mentre nella realtà a
morire davvero è stata l'altrettanto bella (ho visto
una sua foto) Anneliese Michel, il primo giorno di
luglio del 1976; aveva solo 23 anni e pesava solo 32
chilogrammi, leggera come gli impalpabili passi della
morte e come la leggerezza che ha permesso che ciò
accadesse: genitori ed autori dei sessantasette (!)
esorcismi cui la poveretta fu sottoposta furono
condannati a sei mesi di carcere dalla Legge degli
uomini, invece la Legge di Dio si "limitò" a prederne
le distanze considerando la ragazza bavarese
effettivamente malata e non indemoniata.
"The Exorcism of Emily Rose", diretto da uno che con
"Hellraiser V - Inferno" (2000) aveva già dimostrato di
saperci fare con l'horror, smonta i fatti così
com'erano avvenuti per montare un qualcosa di
completamente diverso, consegnandoci un film non
tanto che neghi l'esistenza di Dio ma quanto ateo nei
confronti di chi, gli uomini chiamati a parlarci di
Lui, dovrebbero fare da tramite perché la nostra
anima trovi la salvezza eterna; infatti, Derrickson dà
la maschera del vero cattivo a due "entità" - i sei
demoni che consumano Emily (partendo dalla sua
dignità di essere umano) sono intesi più che altro
come una loro macabra e agghiacciante proiezione che
avviene nell'oscurità e nel silenzio colpevole tipici
della natura dell'uomo - Campbell Scott nelle vesti
di avvocato "misericordioso" dell'accusa che per il
"bene" della collettività che rappresenta vorrebbe
far condannare padre Moore a dodici mesi di carcere e
la stessa Chiesa (o meglio la parte "malata" di essa
che ci è sempre stata e sempre ci sarà) che preferisce
far condannare padre Moore purché i suoi uomini
ecclesiastici non siano insediati dall'imbarazzo
suscitato da quella tragedia impossibile da
scongiurare, così come lo è stata la morte di Cristo
necessaria perché le nostre colpe fossero azzerate
dal suo altissimo sacrificio (dandoci la possibilità di
costruire giorno vissuto dopo giorno vissuto la
salvezza dell'anima insediata dall'estrema
deteriorabilità della carne che la sorregge quando
siamo in vita).
In questo film non è tanto importante sapere se padre
Moore sarà o meno punito dalla giuria del processo
che lo vede come unico imputato della lunghissima e
anche per questo dolorosissima sofferenza che ha
portato la credente e dolce Emily Rose a una
terribile dipartita dalla vita terrena, neppure
conoscere la sua storia come ci dice lo stesso prete
per dare adito allo spettacolo dell'esorcismo di fare
il suo corso terrorizzandoci e angosciandoci come
neppure l'indemoniata Regan MacNeil di William
Friedkin ("L'esorcista", quando gli effetti speciali
del 1973 non erano paurosi come quelli di oggi)
riuscirebbe a fare a una nuova visione "moderna",
piuttosto l'interesse maggiore ha edificato la sua
residenza tra la pelle del personaggio meglio
definito di tutti (nulla togliendo alla notevole
performance recitativa della bella Jennifer
Carpenter), Erin Bruner: la sua sincera conversione,
dal difendere per poi far liberare gli assassini per
farsi pubblicità (e quindi un nome) al rifiuto
dell'avanzamento in carriera per non negare a un
uomo innocente il diritto alla libertà, rispecchia a
pieno il testamento spirituale di Emily, dove scorre
impetuoso il sangue santo del suo sacrificio ("L'uomo
saprà che il demonio esiste e che Dio non è morto. Il
bene trionferà sul male"); lo spettatore, ovviamente
se credente, è invitato a imparare il suo estremo
insegnamento.
Voto: 7.5 (in coscienza mi sento di sconsigliarne la
visione ai bambini).
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http://www.rinaldocannata.it/
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