r.a.
2004-02-03 23:28:58 UTC
SPOILER... purtroppo
(credo sia quasi inevitabile, parlando di questo film)
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Ciò che sorprende, anzitutto, è la bravura dell'autore nel farci
dimenticare, fin dal principio, il vero bersaglio della Rivincita.
M'interessa soffermarmi su questo, per sapere se altri ne abbiano ricavato
le stesse impressioni.
In "Regalo di Natale" il bluff colpiva senza preavviso,
raggiungendo lo spettatore come una coltellata al cuore, e addirittura
dopo una scena di apparente riavvicinamento tra i due amici-nemici.
Stavolta, tutta l'attenzione del pubblico si sarebbe rivolta da subito a
cercare di scoprire alleanze e tradimenti, a scovare chi stesse con (e
contro) chi.
Così, più elementi concorrono a sviare la nostra attenzione dal vero
obiettivo di Franco e a concentrarla sul temibile Antonio Santelia: il
flash back che apre il film, in cui non si accenna minimamente al
tradimento di Ugo, ma (tagliando e cucendo) si mostra soltanto il momento
finale della partita, quando è l'avvocato ad emergere inaspettatamente dal
gruppo e a strappare 250 milioni a Franco, rovinandolo; l'incontro tra
Franco e Ugo, all'uscita dal ristorante etnico, quando il primo concede
addirittura un anticipo di diverse migliaia di euro al secondo perché
possa prendere parte alla partita della rivalsa; sempre Franco che espone
a Stefano la situazione patrimoniale di Santelia, lasciandoci intendere
che sia lui l'oggetto delle sue mire; e, su tutto, il non insistere mai
troppo sui passati tradimenti (al plurale, tra
l'altro...) di Ugo nei confronti del protagonista.
Eppure era logico che la rivincita non dovesse rivolgersi al
professionista/baro - che è, infondo, soltanto un mercenario -, ma fosse
l'amico traditore quello su cui Franco avrebbe rovesciato finalmente
un'ira funesta repressa per quasi trent'anni (e possiamo solo immaginare
quanto amplificatasi negli ultimi diciotto!). Il finale che ci viene
consegnato è il più naturale: Franco ripaga Ugo con la stessa moneta,
addirittura avvalendosi della medesima arma segreta: il bluffer
professionista, questa volta al suo soldo.
Tuttavia, la possibilità di questa alleanza ci sfiora soltanto sul
finire della partita; e, nonostante il sospetto, quando si concretizza ci
sorprende e ci emoziona ugualmente.
Un fatto solo mi crea qualche perplessità (spero dovuta a mia
disattenzione e non ad un buco di sceneggiatura): come potesse pensare
Franco di rovinare Ugo - nonché Gabriele, novello Giuda - se già non c'era
più nulla da... spennare. Aveva troppo da perdere in una situazione
simile: arriva alla sera dell'incontro nutrendo solo dei sospetti, tant'è
che l'espressione che gli si stampa in viso durante la telefonata
rivelatrice - quando apprende che l'uomo conosciuto alla festa e
l'oncologo di chiara fama non hanno nulla a che spartire - non è quella di
chi se l'aspettava del tutto...
E allora? Anche ammettendo - ma è poco probabile - che lui potesse
accontentarsi di rifilare ai due lo smacco morale della sconfitta
(rivincendo i soldi prestati prima della partita), non è pensabile che a
Santelia bastasse questo per prendere armi e bagagli e partire alla volta
di Bologna...
In ogni caso, è forse il meno deludente tra i sequel da cui, fino ad oggi,
ho avuto l'azzardo di lasciarmi tentare.
Anzi: un bel film, che, uscito a Natale(peccato non averlo visto in quel
periodo...), avrebbe alzato la miserabile media delle piccole italiane
allora sugli schermi...
--
r.a.
(credo sia quasi inevitabile, parlando di questo film)
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Ciò che sorprende, anzitutto, è la bravura dell'autore nel farci
dimenticare, fin dal principio, il vero bersaglio della Rivincita.
M'interessa soffermarmi su questo, per sapere se altri ne abbiano ricavato
le stesse impressioni.
In "Regalo di Natale" il bluff colpiva senza preavviso,
raggiungendo lo spettatore come una coltellata al cuore, e addirittura
dopo una scena di apparente riavvicinamento tra i due amici-nemici.
Stavolta, tutta l'attenzione del pubblico si sarebbe rivolta da subito a
cercare di scoprire alleanze e tradimenti, a scovare chi stesse con (e
contro) chi.
Così, più elementi concorrono a sviare la nostra attenzione dal vero
obiettivo di Franco e a concentrarla sul temibile Antonio Santelia: il
flash back che apre il film, in cui non si accenna minimamente al
tradimento di Ugo, ma (tagliando e cucendo) si mostra soltanto il momento
finale della partita, quando è l'avvocato ad emergere inaspettatamente dal
gruppo e a strappare 250 milioni a Franco, rovinandolo; l'incontro tra
Franco e Ugo, all'uscita dal ristorante etnico, quando il primo concede
addirittura un anticipo di diverse migliaia di euro al secondo perché
possa prendere parte alla partita della rivalsa; sempre Franco che espone
a Stefano la situazione patrimoniale di Santelia, lasciandoci intendere
che sia lui l'oggetto delle sue mire; e, su tutto, il non insistere mai
troppo sui passati tradimenti (al plurale, tra
l'altro...) di Ugo nei confronti del protagonista.
Eppure era logico che la rivincita non dovesse rivolgersi al
professionista/baro - che è, infondo, soltanto un mercenario -, ma fosse
l'amico traditore quello su cui Franco avrebbe rovesciato finalmente
un'ira funesta repressa per quasi trent'anni (e possiamo solo immaginare
quanto amplificatasi negli ultimi diciotto!). Il finale che ci viene
consegnato è il più naturale: Franco ripaga Ugo con la stessa moneta,
addirittura avvalendosi della medesima arma segreta: il bluffer
professionista, questa volta al suo soldo.
Tuttavia, la possibilità di questa alleanza ci sfiora soltanto sul
finire della partita; e, nonostante il sospetto, quando si concretizza ci
sorprende e ci emoziona ugualmente.
Un fatto solo mi crea qualche perplessità (spero dovuta a mia
disattenzione e non ad un buco di sceneggiatura): come potesse pensare
Franco di rovinare Ugo - nonché Gabriele, novello Giuda - se già non c'era
più nulla da... spennare. Aveva troppo da perdere in una situazione
simile: arriva alla sera dell'incontro nutrendo solo dei sospetti, tant'è
che l'espressione che gli si stampa in viso durante la telefonata
rivelatrice - quando apprende che l'uomo conosciuto alla festa e
l'oncologo di chiara fama non hanno nulla a che spartire - non è quella di
chi se l'aspettava del tutto...
E allora? Anche ammettendo - ma è poco probabile - che lui potesse
accontentarsi di rifilare ai due lo smacco morale della sconfitta
(rivincendo i soldi prestati prima della partita), non è pensabile che a
Santelia bastasse questo per prendere armi e bagagli e partire alla volta
di Bologna...
In ogni caso, è forse il meno deludente tra i sequel da cui, fino ad oggi,
ho avuto l'azzardo di lasciarmi tentare.
Anzi: un bel film, che, uscito a Natale(peccato non averlo visto in quel
periodo...), avrebbe alzato la miserabile media delle piccole italiane
allora sugli schermi...
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r.a.